lunedì 9 luglio 2001

La strada degli Orsi: Stewart-Cassiar Highway, British Columbia (Canada)


Vasco e consorte, all’indomani della traversata dell’Inside Passage da Vancouver Island a Prince Rupert, stanno risalendo la Stewart Cassiar Highway prendendo la deviazione per Stewart e Hyder in Alaska. Il cielo da grigio si apre ed un sole limpido illumina le fitte foreste, boscaglie arbustive, laghi e ruscelli. Sullo sfondo, in avvicinamento, un crescendo di montagne, prima dolci poi sempre più imponenti, chiazzate da nevai e ghiacciai. La medium size a noleggio guidata da Vasco è l’unico segno di presenza umana, salvo un paio di auto incrociate dall’altro lato. Tutto il resto è wilderness. Immensa, solitaria, amplificata dalla visibilità quasi infinita. La più estesa che Vasco abbia mai percorso. Decide di fermarsi un attimo per respirare a pieni polmoni, sentire il profumo del bosco e, in effetti, anche svolgere alcuni impellenti bisogni fisici. Accosta e dirige l’auto verso un piccolo spiazzo erboso incuneato nei margini della foresta e circondato da arbusti ricchi di fiori e bacche. Nella penombra del sottobosco vede due creature dal manto marrone scuro peloso. Sono due bellissimi orsetti. Vasco alza il livello di vigilanza ed allo stesso tempo il finestrino pensando: non possono essere soli. Infatti, a pochi metri sulla destra al di là della vettura vede emergere dal bosco il profilo, enorme, di mamma orsa. E’ una femmina di Grizzly di grossa stazza con la caratteristica gobba pronunciata ed un mantello marrone piuttosto chiaro. Vasco realizza che è prossimo alla situazione di massima pericolosità per un umano al cospetto di un orso molto più grande di lui: si trova a metà strada tra una femmina di Grizzly e la sua cucciolata. Ripassa velocemente le tattiche difensive insegnate dal Ranger durante la navigazione sull’Inside Passage: assumere una postura feroce tale da farlo sembrare più grosso e tosto (tattica indicata se l’orso è più piccolo dell’uomo, come nel caso dell’Orso nero) o play dead , fare il morto (tattica indicata per il Grizzly, pesante almeno il triplo dell’uomo, beh, nel caso di Vasco diciamo un po’ meno). Vasco decide che per i bisogni fisiologici forse è meglio aspettare ancora un po’, non è il caso di agitarsi con la macchina fotografica e che è meglio seguire una tattica difensiva tecnologica: innestare la retro e ripartire velocemente. La famigliola di Grizzly si riunisce e si allontana nel fitto della foresta. La strada per Stewart è iniziata da poco ma anche il seguito sarà all’altezza di quella che Vasco e consorte ricorderanno sempre come la Strada degli Orsi. Pochi km dopo un Orso nero attraversa la strada. Altri 20 km ed un giovane Orso nero è intento a mangiare bacche tranquillamente a bordo strada senza degnare di uno sguardo la vettura che sopraggiunge. Poi ancora uno, e poi un altro, ed un altro ancora. Alla fine saranno ben 7 in meno di 200 km gli orsi neri osservati senza contare, e la cosa non è da poco anche per il British Columbia, la splendida famigliola di Grizzly visti all’inizio. Nell’ultima parte la strada risale la catena montuosa ed arriva ai bordi di un ghiacciaio che rilascia azzurrissimi iceberg sul laghetto a bordo strada. Naturalmente il nome del ghiacciaio è Bear Glacier, il ghiacciaio degli orsi. Infine si arriva a Stewart, al confine con l’Alaska sulle rive di una profonda insenatura dell’Oceano Pacifico. Il Motel, in un contesto decisamente di “frontiera”, dove trovano alloggio, ha una solida attrattiva: è direttamente collegato con un ristorante insignito del titolo: “Home of the Alaskan King Crab House”. A tavola li attendono i giganteschi Granchi Reali del Pacifico Settentrionale, freschissimi e carnosissimi. Da vivi con una chela possono spezzare un gommone. Da cotti la chela può sfamare da sola una famigliola di orsi. Pare in effetti che in alcune zone ed isole della costa del British Columbia alcuni esemplari di orso o varietà si specializzino nell’alimentarsi di crostacei e coquillage. Magari sono arrivati anche loro dalla Bretagna come i primi esploratori francesi del Canada, ma pare che non usino la maionese. Poco oltre il confine, in quella isolata propaggine di Alaska che è Hyder, un paese ancor più “di frontiera” di Stewart, gli orsi in questo periodo si appostano invece lungo il ruscello per prendere i salmoni in risalita. Vasco però il giorno dopo non trova gli orsi a pesca ma vede i salmoni i risalita e si commuove un po’ per la fatica che devono fare per accoppiarsi e riprodursi. Decide per quella sera di commemorare le loro avventure mangiandosene uno intero cotto alla brace secondo la tecnica degli indiani che riesce a dare una giusto gusto di affumicato speziato senza soffocarne il sapore. In giornata Vasco e consorte avevano risalito per intero il torrente, dove dovevano essere appostati gli orsi, il Fish Creek, percorrendo i 50 km di sterrato fino a dove possibile lungo la strada fermandosi infine di fronte a una slavina. Sotto e davanti a loro, ormai in territorio canadese, il Salmon Glacier, un ghiacciaio immenso, il quinto del Canada per grandezza, con intorno infinite catene montuose. Dietro di loro, 50 km di sterrato, 200 km di strada degli orsi e migliaia di km. di foreste. Dentro di loro, la consapevolezza che forse, una sensazione di natura così pura e selvaggia sarà difficile riprovarla in qualsiasi altra parte del pianeta.