giovedì 9 agosto 2007

Nel covo del pirata, Isola di Runde, Norvegia

La colonia di sule dell'isola di Runde (9/8/2007)


L'isola di Runde, presso Alesund, lungo costa centrale della Norvegia è raggiungibile in auto con un'ardita stradina che attraversa un numero imprecisato di isole e penisole. Vasco ci è arrivato un 9 agosto. Per quella data la principale attrazione dell'isola, le 50 o 150 mila (a seconda delle fonti) coppie nidificanti di Pulcinelle di mare erano già sparite: ne erano rimaste sole 3, disperse tra i flutti, oltre ad un paio di Urie. Ma l'isola anche ad agosto senza puffins è molto interessante: la colonia di Sule più grande della Norvegia è in piena attività ed arrivandovi a distanza da sotto in barca il traffico di sule che transitano sopra la testa con i materiali per il nido più svariati è fittissimo;
Sula con materiale per il nido Isola di Runde 9/8/2007

sotto la colonia i giovani Marangoni familiarizzano con l'acqua...sopra di loro invece Aquile di Mare giovani e meno giovani familiarizzano con i giovani Marangoni che costituiscono in questo periodo qui la componente principale della dieta: Vasco ne vede almeno 10 di cui almeno 4 adulti.
Marangoni Isola di Runde 9/7/2007
Aquila di Mare Isola di Runde 9/8/2007
Sull'isola vi sono magnifici sentieri percorribili in 2-3 ore di cammino. Senza saperlo, Vasco, percorrendo uno dei sentieri principali di accesso scopre che l'isola ospita una colonia di uno dei più grandi pirati alati dei mari: lo Stercorario maggiore. Mentre cammina si accorge che, quasi impercettibilmente,gli sfrecciano sempre più vicini.
Stercorario maggiore (Great Skua) Isola di Runde 9/8/2007
Di alcuni sente il sibilo delle ali senza quasi vederli. Poi più in alto ne vede uno posarsi. E' una cosa molto difficile vedere uno Skua posato e questo avviene quasi esclusivamente nei luoghi di nidificazione. Quando il pirata è in volo sul mare è capace di far venire il mal di mare ad una sula, costringendola, quando le manovre hanno successo, a farle vomitare il pescato per poi cibarsene. Quando è posato appare invece molto impacciato e vulnerabile. Vasco si stupisce nel vederne diversi andarsi a posare, ad intervalli, in un pendio erboso non lontano dal sentiero in una zona piuttosto esposta. Almeno un paio gli sembrano ancora in cova. Ovviamente non si allontana dal sentiero per non causare disturbo, alcune cornacchie intorno sembrano tra l'altro appostate ad aspettare che qualche turista deficiente si allontani dal sentiero facendo involare gli skua in cova. In volo ne osserva anche una decina contemporaneamente.
Stercorario maggiore presso il nido Isola di Runde 9/8/2007
Non è a conoscenza di quante colonie di Stercorari maggiori nidificanti esistano sulla costa norvegese ma non dovrebbero essere molte e questa è decisamente meridionale. Dall'alto, l'isola di Runde, domina decine di isolotti e fiordi in lontananza. Lo stercorario maggiore di fronte a lui scruta l'orizzonte e sembra non vedere l'ora di ripartire per le sue scorribande lungo gli oceani del mondo che lo faranno volare per migliaia e migliaia di chilometri prima di ritornare, la prossima estate, ancora una volta qui, nel covo del pirata.

Nel covo del pirata Isola di Runde, 9/8/2007

giovedì 5 luglio 2007

Sfrecciando sotto le antiche Mura


Le Mura Aureliane in prossimità di via C. Colombo, marzo 2009

Le Mura Aureliane, in gran parte originali del secondo secolo dopo Cristo, sono il simbolo della grandezza di Roma ed allo stesso tempo di una certa sua indifferenza che contagia anche gli stessi visitatori. Si passa dalle Mura Aureliane, ad esempio oltrepassandole percorrendo la via Cristoforo Colombo verso l’Eur o il mare, senza farci neanche caso, come si transita davanti al Palazzo della Regione o alla vecchia fiera di Roma. Vasco le oltrepassa spesso quando va al lavoro in macchina o quando nei suoi weekend romani va al mare o a mangiare il pesce ad Anzio. Certo, il colpo d’occhio della Cristoforo Colombo che valica le mura nella prospettiva delle rotonde ombrosità delle centinaia di Pini ad Ombrello che avvolgono ed accompagnano i passanti è magnifica. Peccato che l’attenzione di Vasco non possa distogliersi dal traffico e dalle pericolosissime immissioni di veicoli nelle corsie centrali di accelerazione e dallo sfrecciare degli scooter che appaiono alle sue spalle come siluri inaspettati che si infilano a velocità mostruosa nei pertugi tra le auto. Vasco prova però ad astrarsi per un attimo dal flusso del traffico: di fianco a lui si dipana una cinta muraria che duemila anni fa cingeva l’Urbe poco dopo aver raggiunto il culmine del suo massimo splendore e potenza. La fortificazione è perfetta, l’alternarsi delle torri e delle porte che introducono alle grandi strade consolari verso l’Impero segue regole geometriche e di proporzioni rigorose. La costruzione è robusta ed edificata da mani e progettisti capaci tanto che in gran parte è rimasta intatta e solida ancor oggi. All’indomani della loro costruzione, quasi duemila anni fa, la loro vista incuteva, a chi ne arrivava al cospetto, timore, sottomissione, rispetto, curiosità od attesa per scoprire le meraviglie della città che custodivano. Alla loro vista le legioni, di ritorno dalle loro campagne, dovevano fermarsi per non apparire minacciose dell’ordine stabilito. Una volta ottenuto il beneplacito del Senato potevano infine sfilare di fronte al popolo romano con i loro trofei, allori e trombe celebrative. Nel corso della storia e dei suoi rivolgimenti si sono più volte rivoltate contro chi dovevano difendere trasformandosi sempre da baluardo difensivo a strumento di consolidamento degli usurpatori. Sono state in fondo poco utili ai fondatori perché la città era ancora troppo potente per essere attaccata quando furono costruite e troppo grandi da difendere quando la città si fece più debole. E così i Visigoti di Odoacre vi entrarono facilmente facendone poi una loro difesa contro gli altri popoli barbarici che invadevano le spoglie di quello che ormai non era più l’impero romano. Molti secoli dopo alcune delle loro estensioni papali intorno al Gianicolo si sono trasformate nell’estrema linea di difesa degli eroi della Repubblica Romana dall’esercito francese arrivato in appoggio al Papa scacciato dalla città. Solo 22 anni più tardi però le mura aureliane dovevano questa volta difendere lo Stato Pontificio dalla minaccia dei Piemontesi che infine le sfondarono senza troppi problemi militari nella Breccia di Porta Pia. Il mondo era cambiato e nessun esercito intervenne questa volta in difesa del Papa. Le mura avevano perso ormai qualsiasi significato politico-militare e, qualche decennio dopo, un gerarca fascista, Ettore Muti, dentro una delle loro porte, forse la più scenografica, Porta San Sebastiano, fece insediare la sua residenza-garconniere. Tutte queste e migliaia di altre storie si annidano nelle possenti mura di Roma, nell’indifferenza dei passanti su due e quattro ruote. Ma, forse, è proprio per questa indifferenza, questa convivenza un po’ casuale con le vestigia di un passato denso di storie, che rende gli innumerevoli luoghi storici di Roma, soprattutto i più dimenticati, più autentici che quelli di tante mete del turismo internazionale. Così Roma, e solo Roma, è l’unica grande capitale mondiale che conserva ancor oggi, quasi integralmente, la sua cinta muraria storica ricordando ai passanti, se solo si soffermano un attimo, quanto grandiosa fosse l’Urbe nell’antichità. Solo un attimo però, se no rischierebbero di essere travolti da un nugolo di scooter.

La Porta San Sebastiano, marzo 2009

giovedì 1 febbraio 2007

ROTTA A SUD - VASCO CESANA VERSO L'URBE

veduta di Roma dal Gianicolo

Da Dunkerque la rotta di Vasco si dirige decisamente a Sud, scavalcando la Brianza e approdando al centro dell’Italia e del Mediterraneo, nella Città Eterna. Roma è una città che tutti pensano di conoscere e che Vasco ha visitato diverse volte. Molti però, e Vasco era, prima di esservi trasferito, tra questi, la visitano un po’ di sfuggita come parte degli imponenti flussi turistici e di visitatori occasionali per incontri d’affari. Tutti hanno però in genere un'opinione piuttosto netta: o la amano o la odiano, magari sulla base di una conoscenza piuttosto superficiale. E’ un fenomeno che Vasco aveva riscontrato molti anni prima per New York, molto amata all’estero quanto odiata in patria. La stessa cosa si verifica per Roma, anche per motivi politici. Nel suo comune d’origine, in Brianza, gli amministratori leghisti hanno intitolato una strada vicina a casa sua a Brenno, in onore delle distruzioni da lui operate sul suolo romano.

Vasco, di impostazione cosmopolita senza rinnegare le sue radici ed inclinazioni un po’ nordiche ma non nordiste, la affronta con un misto di cautela e curiosità. Cautela perché è consapevole della complessità del contesto in cui andrà ad operare nel suo nuovo lavoro, curiosità per l’opportunità di vivere in una città tanto ricca di motivi di interesse.
Rimanendo nel proprio paese, non sarà lui questa volta a definire le condizioni del suo trasferimento, ed ottiene un trattamento corretto, che gli consente tra l’altro di affittare un appartamentino in centro, nella zona di Colle Oppio. Alla mattina, uscendo da casa per andare al lavoro, gli si apre una magnifica visione dall’alto del Colosseo con dietro l’Arco di Costantino e di fianco la Basilica di Massenzio ed i Fori Imperiali. Incrocia e segue, durante la sua permanenza, gli imponenti flussi di abitanti infrasettimanali di Roma, a partire dal mondo politico e relativi satelliti. La vicinanza ed i collegamenti, oltre che le esigenze dell’attività lavorativa, lo vedono spesso stazionare nei suoi quartieri permanenti nella Gallia Cisalpina ma non disdegna, anzi affronta con entusiasmo, molti weekend a Roma. Molto presto si rende conto che non riuscirà che a vedere in minima parte quello che Roma e dintorni hanno da offrire, indipendentemente da quanto lunga sarà la sua permanenza sul suolo romano. Questo nonostante lui, per quanto appassionato di storia e di luoghi storici, sia più ferrato in storia contemporanea che in quella antica e nell’archeologia. Ma come può la curiosità di Vasco resistere al fascino di una città che trasuda storie ad ogni angolo? Ed ad una metropolitana con fermate dai nomi così evocativi, come Castro Pretorio? E, infine, ad una cucina che sforna piatti così abbondanti ed appetitosi?