domenica 31 luglio 2011

I predatori dell’Arca: Birds of Hawaii

Bristle-tighted Curlew - Numenius Tahitiensis, Wailea, Maui 1/6/2011




Nel corso degli ultimi secoli, da quando James Cook approdò nelle isole, le Hawaii sono diventate, controvoglia, una sorta di Arca di Noè per una moltitudine di specie di uccelli provenienti dalle diverse zone di origine dei nuovi abitanti venuti a cercare fortuna da quelle parti. Alcuni li hanno portati alle Hawaii nell’ambito di supposti programmi di lotta biologica in difesa delle coltivazioni, altri a scopo venatorio, altri per il semplice piacere di ritrovare qui gli uccelli di casa. Buona parte di questi “immigrati alati” si sono subito trovati bene alle Hawaii, trovando terre fertili, vegetazione rigogliosa, ricchezza di acqua dolce e potendo approfittare anche delle diversità climatiche tra le diverse zone nel raggio di pochi chilometri. Questa capacità delle Hawaii di essere un ambiente favorevole per molte specie esotiche aveva portato in passato un’associazione locale addirittura a teorizzare (e a praticare…) la liberazione nelle isole di specie provenienti da paesi lontani per preservarle.


Northern Cardinal - Cardinalis Cardinalis Wailea, Maui 30/5/2011



Questo ruolo di “Arca” naturalmente non è stato apprezzato dalle specie endemiche che sono state letteralmente decimate e sono ora sempre più confinate in lembi di territorio e che continuano a ridursi ed anche ad estinguersi nonostante i notevoli sforzi di conservazione messi in campo negli ultimi decenni. In origine va detto che di uccelli, ma anche in generale di animali, alle Hawaii non ce n’erano. Per una semplice ragione: non c’erano neanche le Hawaii. Una volta emerse con il susseguirsi delle eruzioni vulcaniche una grande barriera bloccava l’irradiazione delle specie dalle altre terre emerse: l’oceano Pacifico. Con i suoi 4000 km di acqua dalle terre più vicine. Ciononostante, o per il fermarsi di migratori di più ampio raggio come gli uccelli acquatici o per l’effetto di tremende tempeste che avevano portato completamente fuori rotta sparuti stormi di uccelli le isole si colonizzarono.

Red-crested Cardinal - Paroaria coronata, Wailea, Maui, 30/5/2011



Ad esempio, pare che un singolo stormo di fringillidi finito chissà come alle Hawaii abbia originato le diverse decine di specie endemiche (molte oggi estinte) di passeriformi forestali evolutesi secondo percorsi propri e piuttosto diversi dalle altre. Questo isolamento però le ha rese deboli nel momento in cui le isole venivano interessate da un massiccio afflusso di uomini e animali al loro seguito esotici. Soprattutto erano impreparate ad affrontare un nemico che fino al 1800 era totalmente sconosciuto: le zanzare. E con loro il propagarsi di malattie e batteri. Oggi di fatto le specie endemiche forestali sono confinate ai pochi ambienti idonei presenti alle quote elevate non raggiunte, per ora, dalle zanzare ed anche qui devono fare i conti anche con le numerose specie introdotte ed invasive. Nonostante tutti questi problemi comunque le Hawaii restano un luogo molto interessante dal punto di vista naturalistico ed ornitologico e questa compresenza, per così dire, segmentata nei diversi ambienti, di specie di tutto il mondo, di specie endemiche dall’incerto futuro e di uccelli marini e migratori che coprono incredibili distanze oceaniche è veramente qualcosa di unico e suggestivo. Inoltre, anche chi magari ha poco tempo a disposizione, può avere un po’ dappertutto ottime possibilità fotografiche, facilitate anche generalmente da buone condizioni di luminosità e dall’accessibilità e protezione assicurata dal sistema di parchi gestito all’americana, cioè piuttosto bene.

Japanese White-eye - Zosterops japonicus, Wailea, Maui, 1/6/2011

Vasco Cesana ad esempio, nella settimana passata a Maui, senza quindi andare nelle isole ornitologicamente più importanti come Big Island e Ka’ui e senza fare escursioni mirate a parte una, ha avuto modo di venire a contatto con un buon numero di esemplari della composita avifauna hawaiana con belle osservazioni ravvicinate e con una resa fotografica, in termini di quantità di specie fotografate in rapporto al tempo dedicato, tra i più elevati di tutti i suoi viaggi. Una semplice camminata di un paio di km sul lungomare di Wailea nei pressi dell’Hotel è stata come un’escursione ornitologica in cinque continenti, osservando, tra gli altri, due specie di cardinali, una nordamericana, il Northern, ed una sudamericana, il bellissimo Red Crested, una tortora di provenienza australiana, la delicata Zebra Dove, un francolino di origine indiana, il Gray Francolin, uno degli uccelli più tipici del Giappone, l’onnipresente Japanese White-Eye, nugoli di Passere oltremontane come in Europa non se ne vedono ormai più.


Grey Francolin - Francolinus Pondicerianus, Wailea, 30/5/2011




Zebra Dove - Geopelia striata, Wailea, Maui, 1/6/2011


Tutte specie molto ben acclimatate tanto da essere ormai tra le più comuni delle Hawaii. Meno comune l’incontro nella stessa passeggiata con uno dei più caratteristici migratori delle Isole del Pacifico, incredibilmente scenografico mentre razzolava ai bordi della spiaggia, il Bristle-thighed Curlew o “Chiurlo di Tahiti”. Un uccello, classificato come vulnerabile sulla lista rossa IUCN, che percorre la bellezza di un volo diretto di circa 5000 km in pieno oceano per raggiungere le Hawaii e magari proseguire fino al Pacifico meridionale partendo da un paio di remote località dell’Alaska e dello Yukon, dove nidifica.


Bristled-tighed Curlew, Numenius Tahitiensis, Wailea, Maui 1/6/2011


Percorrendo le strade costiere di Maui Vasco Cesana osserva con frequenza diversi uccelli marini, anche se qualche volta non ha potuto soffermarsi ad osservarli e fotografarli. In una delle zone più belle lungo la Hana Road, nel Wai’anapanapa State Park, osserva una colonia di uno degli uccelli marini endemici delle Hawaii, il “Noio” o Hawaian Noddy, molto suggestivi mentre volano tra le gigantesche onde che si infrangono sulla scogliera. Più avanti, lungo la selvaggia costa sudoccidentale di Maui, osserva anche l’aggraziato volo della “Koa’e kea” o White-tayled tropicbird e diverse Fregate Fregata minor palmerstoni. Durante la traversata in barca verso l’isola di Lana’i identifica, al tramonto, forse, un ‘Ou o Bulwer Petrel , non facile da vedere sottocosta, oltre a diverse Berte Wedge-tailed Shearwater. Gli uccelli marini delle Hawaii sono comunque un ricco capitolo a parte ed i posti migliori per vedere, tra gli altri, gli Albatros indigeni sono a Ka’ui, dove nidificano.


Hawaian Noddy - Anous minutus melanogenys, Hana, Maui, 3/6/2011



White-tailed Tropicbird - Phaeton lepturus dorotheae, costa sud di Maui, 3/6/2011




Probabile Bulwer's Petrel - Bulweria bulweri, presso La'nai, 2/6/2011


Vasco comunque non poteva lasciare le Hawaii senza vedere almeno qualcuna delle specie endemiche di passeriformi forestali, quelle ormai confinate in altitudine e tutte, a vario titolo, minacciate. Si noleggia quindi una macchina e ritorna da solo, dopo la visita di gruppo del giorno precedente, sull’Haleakala dove, poco dopo l’entrata del Parco Nazionale, a circa 2100 m.s.l.m. sembra esserci l’unico posto a Maui dove si possano contattare con una certa facilità alcune delle specie endemiche. Vero. In poco più di un’ora riesce ad osservare due degli endemismi esclusivi di Maui, il Maui ‘Amakihi ed il Maui Creeper e due dei più caratteristici uccelli endemici delle Hawaii, l’Apapane ed il ‘I’iwi. Queste ultime due specie spiccano anche a distanza per il loro colore rosso intenso. Il ‘I’iwi, unica specie del genere Vestiaria (il nome deriva dal fatto che le sue piume erano usate per gli abiti da cerimonia degli hawaiani di alto rango) è veramente una bestia strana e affascinante. Osservandolo sporgersi tra i rami penzolando dalle lunghe zampe piuttosto sgraziate a Vasco ricorda quasi uno scoiattolo od un lemuro. Pensandoci bene però, immaginandosi la sua evoluzione tra queste isole in mezzo all’oceano, vedendo le lunghe zampe ed il lungo becco un po’ da chiurlo, se lo raffigura come un piccolo colorato limicolo dei boschi, l’unico probabilmente sulla terra con queste caratteristiche, almeno fino a quando riuscirà a sopravvivere.

'I'iwi - Vestiaria coccinea, Haleakala National Park, Maui, 5/6/2011


Maui 'Amakihi - Hemignatus virens wilsonii, Haleakala N.P., Maui, 5/6/2011

Apapane - Himatione sanguinea sanguinea, Haleakala N.P., Maui, 5/6/2011


Vasco rimane anche colpito dalla quantità di uccelli endemici nel luogo, tutti raccolti in un fazzoletto di margine forestale con specie vegetali autoctone, come abbarbicati alla loro ultima spiaggia di sopravvivenza, minacciati dai “predatori dell’arca” là sotto ma, tutto sommato, sereni e paffuti nei loro colori variopinti. Tornando, scendendo lungo la strada dell’Haleakala, un nutrito volo di allodole gli ricorda che l’indomani deve tornare verso casa. E che queste Hawaii sono veramente un po’ un’Arca di Noè: da anni, nel corso delle sue escursioni in Brianza e nel Comasco, non sentiva così tanti richiami di allodole in volo come qui, sulle pendici dell’Haleakala, in mezzo al Pacifico, 15000 km a ovest del Cornizzolo.


Giovane Apapane - Himatione sanguinea sanguinea, Maui, 5/6/2011

sabato 23 luglio 2011

San Francisco con gita enogastronomica nella Sonoma County



San Francisco, 7 giugno 2011


Sulla via del ritorno dalle Hawaii Vasco e consorte si fermano per un paio di giorni nell’area di San Francisco. La città a prima vista non sembra molto cambiata dall’ultima volta che ci sono stati, un bel po’ di anni prima: la skyline è più o meno la stessa, i quartieri intorno al centro e verso il mare danno la stessa sensazione di tranquillità e candore, la nebbia vaga inquieta nella baia. Quando la visibilità finalmente migliora la baia si profila in tutta la sua spaziosità abbracciando i diversi centri urbani disposti intorno ad essa in una trama urbanistica in cui le distanze si confondono e si esaltano dal contrasto tra l’oceano, i promontori, le colline e le isole il tutto avvolto nella particolare ed intensa luminosità californiana. San Francisco sembra molto più rilassata delle altre città nordamericane, forse anche perché le attività economiche più dinamiche sono decentrate più verso il sud della baia, verso San José, Palo Alto e la Silicon Valley ed i quartieri del centro sembrano quasi un po’ “sonnolenti”. Certo, ci sono molte cose interessanti da visitare ma questa volta Vasco, dato il poco tempo a disposizione, preferisce limitarsi a gironzolare per il bel lungomare tra il Pier 39 e la Ghirardelli Square. Rispetto alla sua precedente visita gli sembra che ci siano meno pellicani, 1 solo in volo in lontananza (sembra che siano stati decimati dagli effetti dei materiali usati per spegnere gli incendi in California negli scorsi anni) e più leoni marini, che ora si affollano numerosi in bella mostra al Pier 39.



Leoni marini al Pier 39, San Francisco, 7/6/2011


Vigneti, oliveti e tenute nella Sonoma County, California, 6/6/2011

Uno degli aspetti più sorprendenti di San Francisco è la velocità con la quale, superato il Golden Gate Bridge, ci si trova immersi nel verde, in un ambiente naturale quasi selvaggio lungo l’oceano e, proseguendo verso l’interno, in una campagna collinare con vigneti ed oliveti che si infittiscono intorno a tenute piuttosto scenografiche: è la Sonoma County. Insieme alla adiacente Napa Valley, ospita la zona vitivinicola più importante nordamericana, ormai saldamente entrata tra le grandi zone di vino mondiali, non solo per la dimensione del business, ma anche per la qualità dei vini. Vasco si unisce con interesse ad una visita di una giornata della contea organizzata per la consorte. Guardandosi in giro nota che i produttori sono attrezzati, fin troppo, per le degustazioni accentuando magari esageratamente i richiami agli chateaux ed alle tenute francesi ed italiane. Il tutto, naturalmente, in modo organizzatissimo. Vasco visita la tenuta Viansa che propone vini e vitigni di impostazione italiana, come le lontane origini del proprietario, provando un fresco Arneis non lontano dai suoi parenti piemontesi ed un Cabernet Franc “Samuele” del 2005 piuttosto interessante anche se con un prezzo di listino di USD.55 a bottiglia decisamente esagerato.


Arrivati nella cittadina di Sonoma giusto all’ora di pranzo, si recano senza indugio al Big3, ristorante in centro che si propone come un “diners” tradizionale con cucina piuttosto casalinga e, come un crescente numero di posti in questa parte degli USA, molta attenzione ai prodotti del territorio e bio o, come si dice da queste parti, organic. Un grande forno a legna invoglia anche alla pizza (che in USA spesso sono piuttosto golose) ma Vasco opta per un tradizionale e succulento cheeseburger della casa. I burger in USA non sono solo quelli proposti dalle catene di fast food. Spesso sono espressione di una cucina tradizionale che li prepara con tagli di carne pregiata e di ottima qualità. Quando si trova un diners che ispira il burger è sicuramente da provare e difficilmente si resterà delusi. Quello del Big3 è veramente ottimo e Vasco gusta con voracia anche le patatine, tagliate in modo irregolare e con tracce di buccia sopra, che potrebbero competere con quella che lui considera come l’eccellenza mondiale in materia, il Belgio. Da provare assolutamente.


A Sonoma si possono anche provare alcune rare, per il continente nordamericano, piscine a vera acqua termale: nella spa del lussuoso Fairmont Sonoma County Mission Resort. Vasco e consorte provano il giro completo delle magnifiche piscine ad acqua termale intercalate da saune, bagni turchi e massaggi. Un pomeriggio decisamente rilassante. Tale da riattivare l’appetito di Vasco nonostante l’abbondante pranzo per non parlare della colazione e degli assaggi lungo la strada. Organizzano al momento con gli altri partecipanti un programma piuttosto invitante con il ristorante Santé del resort: degustare alcune proposte gastronomiche del ristorante, fregiato anche da una stella Michelin, facendosi guidare dalla degustazione di alcuni dei vini più caratteristici della zona.


Degustazione di shiraz "Shafer Relentless" 2005 al ristorante "Santè" di Sonoma, 6/6/2011


Iniziano con un paio di bianchi. Molto interessante il Sonoma Mountain Chardonnay “Les Pierres” Sonoma-Cutrer del 2005, con buona tenuta di freschezza ed avvolgenti sentori minerali. Uno chardonnay che secondo Vasco si distingue dagli altri, in particolare del nuovo mondo, che trova piuttosto “impersonali”. Non ama però in generale negli chardonnay il finish leggermente amarognolo.



Molto convincente però la selezione di starter abbinata: i ciuffi di asparagetti della Sonoma County con uova di California Quail (d’allevamento) celebrano i sapori del territorio, la terrina di “Macaroni” gratinati con aragosta e tartufi è proprio succulenta. Quelli che seguono sono ancora migliori: buono l’Halibut selvaggio del Pacifico, perfetto il petto d’anatra di Sonoma farcito con Fois Gras e guarnito con ottime cipolline locali. Arrivano insieme i rossi. Per Vasco sono i rossi ad emergere con più carattere tra i vini californiani. In particolare trova lo Shafer Relentless 2005, uno Shiraz e Petit Shiraz della Napa Valley, straordinario per freschezza e ricchezza di note fruttate. Un vino da provare. Di alto livello, paragonabile ad un buon Bordeaux, ma che Vasco degusta con meno entusiasmo nonostante la sua indubbia forza, il Verité Le Desir 2001, un acclamato vino della Sonoma County di uve Merlot, Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon.



Petto d'anatra di Sonoma al Fois Gras, 6/6/2011

Gli assaggi si completano nel modo migliore con un carrello di formaggi dalla selezione molto ben congegnata con una giusta selezione che unisce global e local. Vasco scopre qui due formaggi locali che lo sorprendono positivamente: l’ottimo Fiscalini Cheddar stagionato che in bocca raggiunge un equilibrio raro di sapidità ed aggressività senza esagerare e l’avvincente Humboldt Fog, un semimorbido di capra che sembra uno scrigno pronto a liberare nel palato la frescura profumata delle nebbie oceaniche. A quel punto Vasco dichiara chiuse le degustazioni e rinuncia a dolce ed icewine. La sua gita nella Sonoma County è stata intensa ed interessante. Dandogli piena soddisfazione e rinnovata stima per le tante sfaccettature degli States. Anche dal punto di vista enogastronomico.


Assiette des fromages al ristorante "Santé", Sonoma, California, 3/6/2011