lunedì 31 ottobre 2011

Profumo di "Zaatar": 5 appunti di Vasco Cesana sul mangiare a Beirut

Manakish b’zaatar e al formaggio, Libano, 10/8/2011
Beirut ed il Libano hanno un posto di tutto rispetto nel panorama gastronomico mondiale: qui è la zona di origine dei “mezze”, gli invitanti antipasti che introducono in modo estremamente appetitoso qualsiasi pasto libanese. Nella settimana trascorsa a Beirut e dintorni Vasco Cesana ha avuto occasione di provarne alcune decine trovandoli sempre interessanti e stuzzicanti. Il loro segreto sta secondo lui nella ricchezza di ingredienti naturali offerti dalla fertile terra libanese, nelle diverse interpretazioni elaborate nei secoli dalle sue diverse culture, nel loro incontrarsi con spezie qui portate dai commerci fin dall’epoca fenicia. Girando per ristoranti e mercati Vasco ha notato con soddisfazione che la stragrande maggioranza dei prodotti proposti erano di origine soprattutto locale e di buon livello qualitativo. Per i visitatori di passaggio che non parlano arabo però non è facile districarsi nell’offerta di specialità. Ogni ristorante ad esempio ha nei menu decine di “mezze” e, diversamente dai ristoranti libanesi all’estero, non ci sono in genere set preselezionati di assaggi. Nei diversi ristoranti e ristorantini provati comunque Vasco li ha trovati sempre ottimi. Dopo tanta opulenza di antipasti il piatto principale, mediamente, non è all’altezza e, pur non essendo anche qui facile districarsi tra le diverse proposte, si finisce per mangiare più o meno sempre carni alla griglia, soprattutto agnello o pollo, in genere comunque piuttosto gustose, con saporite speziature. Le sollecitazioni al gusto girando per il Libano non arrivano solo da quello che si mangia ai ristoranti ma anche dalle cose che si assaggiano in giro, le numerose preparazioni di pane e di dolci ad esempio, e dalle bevande, alcoliche e non. Ecco alcuni spunti e sensazioni, che Vasco si è appuntato girovagando per il Libano, senza naturalmente pretese di completezza:

Hummus, Beirut, Libano - 12/8/2011

1) Mezze – Data le golosità che lo contraddistingue, Vasco si è fatto prendere dall’appetito e buttandosi di slancio sui numerosi piattini in arrivo molto velocemente sui tavoli, si è dimenticato di segnarsi i diversi assaggi. Comunque iniziare il pasto intingendo a profusione il pane arabo caldo in una terrina del famoso hummus è sempre un piacere. Questa antica pasta di ceci, sesamo, olio di oliva ed altri ingredienti ha densità diverse a seconda dei posti: Vasco preferisce quelle meno dense e con olio piuttosto abbondante. Simile ed altrettanto gustosa è la baba ganoush a base di melanzane. Da notare che in tutti i ristoranti prima dei mezze vengono portati grandi piatti di verdure crude, come sedani, carote, pomodori, etc. Vengono portate anche diversi tipi di insalate come il tabulè, che però per Vasco è piuttosto tossico perché ha una certa intolleranza per il prezzemolo. Ci sono anche diversi antipasti caldi tra i quali una gradita sorpresa sono state anche delle ottime sfoglie di formaggio, che dovrebbero chiamarsi rkakat o qualcosa di simile.

2) Tra le insalate, notevole il fatousch, molto usato nel periodo del Ramadan, una insalata di eccezionale freschezza in cui i diversi ingredienti (lattuga, olive, pomodori, crostini di pane e molto altro) si incontrano sotto la guida sapiente delle spezie, menta e soprattutto il profumatissimo timo locale. Al termine del pasto in genere vengono servite, spesso offerte, abbondanti portate di frutta, anche questa di origine locale. Da notare che, grazie probabilmente alla buona qualità dell’acqua che scende dalle montagne, tutte le insalate crude (ed il ghiaccio) possono essere mangiate piuttosto tranquillamente: almeno, così Vasco e consorte hanno fatto senza incorrere in nessun problema.

Fritto di triglie e Bizri al Ristorante "Le Pecheur" di Beirut, 12/08/2011

Il porticciolo di Byblos, Libano, 9/8/2011

3) In occasione della sua visita Vasco non ha trovato molto pesce nei ristoranti di Beirut, gli hanno detto perché all’epoca della visita era Ramadan ed in questo periodo i pescatori musulmani locali uscivano poco a pesca. Vasco ha letto questa relativa scarsità come un buon segno in quanto indice di ricorso prevalente al pescato locale. Le due esperienze in ristoranti di pesce sono state molto positive, anche come location: il ristorante Bab El Mina, dove si mangia sotto un pergolato affacciato sul porto fenicio di Byblos, ad una trentina di km da Beirut, ed il ristorante Le Pecheur al termine della Corniche di Beirut, con i tavoli, accarezzati da una gradevole brezza marina, che si protendono sopra la scogliera. Classificherebbe entrambi questi ristoranti come PRO-ASS soprattutto per la posizione in rapporto alla qualità-prezzo, circa 30 Euro per mezzas, fatousch e la cosa forse migliore da provare nei ristoranti libanesi di pesce: il fritto di gamberi, triglie da scoglio e Bizri (acciughine, tipo gianchetti liguri), buonissime.

Venditore di succhi di frutta sulla Corniche, Beirut, 7/8/2011
4) l l ghiaccio in effetti è quasi una necessità non solo per il sollievo dal caldo nel periodo estivo ma anche per poter degustare al meglio un’altra specialità secondo Vasco del Libano: i succhi di frutta, preparati con eccellente materia prima locale. Il jus de citron, naturale, preparato con i grossi limoni libanesi, calato in un bel bicchierone di ghiaccio, intero o sminuzzato, è un nettare che accompagna mirabilmente una siesta pomeridiana all’ombra o anche introdurre, dissetando, una cena. Il ghiaccio è anche d’obbligo per l’Arak, versione locale del liquore all’anice, servito al bicchiere o in bottigliette da ¼ con mastello del ghiaccio e variabile quantità di acqua da aggiungere. Per Vasco un rapporto 1/1 tra Arak e acqua lo rendono troppo forte mentre 1/2 lo rendono troppo diluito aggiungendo anche il ghiaccio. Comunque un accompagnamento ideale per i mezze o anche per tutto pasto. L’Arak in sé è un viaggio: sorseggiandolo Vasco ripercorre mentalmente quella via dell’anice spazio-temporale che da Beirut lo porta a Bisanzio, dove l’Arak diventa Raki, per poi trasformarsi ad Atene in Ouzo ed approdare infine, ormai in stato di ebbrezza alcolica pan-mediterranea, nel porto, fenicio, di Marsiglia come Pastis.  
Manakish b’zaatar o focaccia allo zaatar, Libano, 11/8/2011

5) Girando per il Libano si trovano ovunque posti che preparano il pane o impasti vari di farine e spezie che danno luogo ad una panetteria deliziosa ed antica. Ci sono anche diverse varietà di pizza locale dalle forme diverse e che viene scaldata anche su strani fornelli a forma sferica: su tutte la manakish b’zaatar, una focaccia ricoperta di timo e semi di sesamo che può essere preparata per colazione o degustata in qualsiasi ora del giorno. Eccellente. Il gusto sapiente della semplicità. Il profumo indimenticabile dello zaatar

Al termine del pasto i ristoranti di Beirut offrono abbondanti portate di frutta di stagione, Libano, 11/8/2011

lunedì 24 ottobre 2011

Una settimana a Beirut

Moschea di Mohammed al-Amin e Basilica di San Giorgio, Beirut, 7 agosto 2011

Arrivando a Beirut con un ottimo volo Middle East Airlines Vasco Cesana si compiace del servizio economy class della linea area nazionale libanese, che comprende un pasto non male, forse uno dei migliori provati su voli in Y class dopo l’11 settembre (2001), portato da graziose hostess di aspetto tardo fenicio. Il collegamento con Milano è comodo, con volo diretto da Malpensa che raggiunge Beirut in circa tre ore. Avvicinandosi al centro dal vicino aeroporto, Beirut appare costellata di grandi edifici in costruzione, molto alti e molto densi, alcuni piuttosto belli, altri meno. La posizione è particolare, protendendosi su un promontorio roccioso sul mare, ed i vari quartieri che si dispongono su un territorio collinare rimanendo un po’ arroccati rispetto al fronte mare, caratterizzato da scogli e zone di cespugli libere, forse anche per motivi bellici. Gli echi delle mille battaglie che si sono combattute qui sono per forza di cose un motivo di lettura della città, soprattutto per chi, come Vasco Cesana, era nell’età della ragione tra gli anni 70 e 80, quando i combattimenti a Beirut tra le diverse fazioni libanesi irrompevano quotidianamente nei telegiornali, i Gemayel ed i Jumblatt figuravano nelle cronache appena dopo gli Andreotti ed i Craxi ed Oriana Fallaci scriveva il romanzo più vibrante sulla guerra civile libanese, “Insciallah”, che Vasco si lesse tutto d’un fiato alla sua uscita.

Interno del Museo Nazionale del Libano, Beirut, 7/8/2011
Particolare di un edificio lungo la "linea verde", Beirut, 7/8/2011
  
E’ così che la prima visita di Vasco della città si dipana lungo la famigerata “linea verde” che ha rappresentato per anni la linea del fronte tra le diverse milizie ed il confine, ancor oggi peraltro esistente, tra i quartieri musulmani e cristiani. La “linea verde” è oggi percorribile seguendo a piedi la Rue de Damas, la via per Damasco, toponimo dal forte sapore evocativo, di conversioni certo ma anche di tensioni che anche oggi da là coinvolgono il vicino paese dei cedri. Si può cominciare dal bel Museo Nazionale del Libano, i cui reperti migliori sono sopravvissuti alla guerra restando  racchiusi in sarcofaghi di cemento che li hanno protetti nei tanti anni in cui il Museo è stato al centro della linea del fuoco. Proseguendo lungo la Rue da Damas i radi edifici rimasti allo stato in cui erano alla fine della guerra impressionano Vasco. Il loro permanere tra l’avanzare dei nuovi grattacieli e delle costruzioni moderne è un contrasto che lo colpisce, quasi un monito da immortalare nella memoria, essendo destinato a soccombere a breve di fronte agli interessi immobiliari ed alla comprensibile volontà di guardare avanti dei libanesi, a Dio piacendo. Quegli edifici tragicamente bucherellati però gli sembrano in qualche modo più “vivi” dei palazzi luccicanti di cristallo globalizzato, forse anche perché nelle loro sagome incerte si può ancora leggere il passato, dove dietro ai buchi dei proiettili si intuisce ancora la bellezza di molti palazzi del centro cittadino costruiti a cavallo tra l’impero ottomano ed il mandato francese. 

Passeggiando lungo la Corniche, Beirut, 6/7/2011
Place de l'Etoile, Beirut, 7/8/2011
Veduta dalla chiesa greco-ortodossa di San Giorgio, Beirut, 7/8/2011


Veduta laterale dell'Holiday Inn, Beirut, 8/8/2011
Il centro storico è ormai stato quasi completamente ricostruito, da Place de l’Etoile  irradiandosi a fianco della grande Place de Martyrs e della zona archeologica dove si sovrappongono le Beirut fenicia, greca e romana. Sullo sfondo, la grande Moschea blu di Mohammed al-Amin si affianca alla Basilica cristiano-maronita di San Giorgio. Non lontana un’altra San Giorgio, ma questa volta in versione greco-ortodossa. Insomma le ricostruzioni vogliono rimarcare, quasi ostentare, nel centro della capitale, la persistenza del “mosaico” libanese nonostante le guerre ed i conflitti anche se la confrontation, almeno sul piano simbolico, continua: pare che, per eguagliare i pinnacoli della moschea, il nuovo campanile della basilica di San Giorgio alla fine raggiungerà i 70 metri e sarà dotato di un’enorme campana, attualmente in costruzione in Normandia, che potrebbe stordire i vicini muezzin Camminando in direzione del porto, i grandi cantieri del contestato consorzio di ricostruzione Solidaire sono all’opera per la sistemazione della zona. Sulla sinistra, il più imponente degli edifici residuati dalla guerra civile: l’Holiday Inn, il più alto edificio dell’epoca e come tale posizione strategica durante la guerra, presidiato ancor oggi dall’esercito libanese. Spaventoso ma incredibilmente solido, data la capacità di resistenza dimostrata alle migliaia di proiettili di ogni tipo che lo hanno colpito per anni. Poco sotto, il Saint George Yacht Club testimone anch’esso della tormentata geografia delle tensioni libanesi in quanto luogo dove nel 2005 venne fatto saltare in aria il primo ministro della ricostruzione Rafik Hariri.

Nel nuovo shopping center nell'area dei Suqs", 10/8/2011
 Proseguendo lungo la linea costiera verso sinistra si impone invece uno dei luoghi per eccellenza della Beirut che vuole vivere ed incontrarsi: la lunghissima passeggiata a mare La Corniche. Percorrendola in un sabato sera agostiano, Vasco vi trova una miriade di famigliole musulmane con le donne velate, ragazze, anch’esse musulmane, leggermente velate  ma truccatissime e piuttosto provocanti,  giovani cristiane con gli shorts, gnocche non si sa di quale religione ma, appunto, gnocche, ragazzi che si sparano musica araba a tutto volume fumando il narghilè, ragazzini che si tuffano nel buio dalla scogliera.  E’ questa varietà che colpisce Vasco, una varietà estremamente vitale che, data la storia più o meno recente, gli fa anche apprezzare a Beirut l’ostentazione di ricchezza delle fasce più abbienti, la cura nell’aspetto e nel vestire delle donne di tutte le età, la testarda voglia di dimostrare la “diversità” libanese, sia che questa diversità si manifesti nella difesa ostinata e gagliarda della propria comunità sia che questa si manifesti nella consapevolezza di essere in un crogiolo unico, un’entità multiculturale avanzata sull’eterna “linea verde” delle clash of civilisations internazionali, al crocevia tra Israele, Siria, Palestina, Turchia, Iran e paesi del Golfo che qui si trasferiscono nei mesi estivi o quando vogliono divertirsi.
Manifestazione in sostegno del popolo siriano in Place de Martyrs, 10/8/2011

Girando per il centro di Beirut, 7/8/2011

Scalinata di San Nicola, quartiere di Gemmayzeh, 8/8/2011
Molto visibile e diffusa, molto di più di quanto Vasco si immaginasse, è la  presenza cristiana. Ma nulla è semplice nel mosaico libanese, le comunità cristiane sono variegate ed antichissime: oltre ai cristiano-maroniti ci sono i greco-ortodossi, i cattolici nelle varianti romana, siriana ed armena, i caldei, i melchiti, i siriaco-ortodossi e pure i protestanti. Dalla fine degli anni ’50 non ci sono più gli ebrei, a parte quando viene in visita Gad Lerner, che descrive un mirabile ritratto della sua Beirut nel suo libro Scintille, una storia di anime vagabonde (Feltrinelli, 2009). Articolate sono anche le comunità musulmane tra sunniti e sciti e le diverse correnti interne. E poi ci sono i drusi delle montagne, che sono un gruppo a parte, portatori di un culto segreto e imperscrutabile. Il fascino di Beirut secondo Vasco è tutto in questo mix di popolazioni che vivono a stretto contatto una con l’altra. Per il resto, in effetti, non ci sono secondo lui moltissime cose da vedere. Oltre alla linea verde, al museo, al “nuovo centro” ricostruito, alla Corniche, valgono una visita Hamra, in realtà un po’ deludente, ed i quartieri cristiani di Gemmayzeh ed Achrafiye, quasi un quartiere Parioli forse anche più ricco e con una movida serale di alto bordo decisamente più movimentata. Un paio di giorni possono bastare per la visita della città a meno che, come nel caso di Vasco e consorte, non si usi Beirut come campo base per visitare le numerose attrattive del Libano ed allora una settimana è sicuramente poco. O a meno si voglia veramente vivere la Beirut by night andando per i numerosi locali notturni sicuramente promettenti dal punto di vista della fauna femminile o, per gli interessati, dicono, anche gay.
Gli scogli dei Piccioni, Beirut, 10/8/2011
Una cosa secondo Vasco potrebbe rendere Beirut ancora più attraente: il mare. Nel senso che la posizione sul mare è molto bella e così le spiagge nella parte meridionale della città ma il mare non è valorizzato e, soprattutto, in troppi punti sembra un letamaio. E’ possibile che, se non scoppiano nuove crisi (come nella guerra Israele-Hezbollah del 2006 che ha provocato, oltre a tutto il resto, anche un pesante inquinamento di alcuni tratti di costa) e se gli immobiliaristi del Golfo non si ostinano in astrusi progetti simil-Dubai, la situazione anche qui possa migliorare e Beirut ritornare a godere a pieno, oltre che della sua naturale propensione ai commerci, alla ricchezza, al confronto tra culture e popoli, anche della sua magnifica posizione su quello splendido mare che è il Mediterraneo. Lo stesso verso il quale salpavano le sue antiche navi fenice. Insciallah    

Vasco Cesana attende il ritorno delle navi fenice dalla spiaggia dell'Hotel Movenpick di Beirut, 12/8/2011

domenica 2 ottobre 2011

Andare per trattorie in Carinzia-zona di Klagenfurt

Prime luci del mattino in un lago della Carinzia, Austria, 25/8/2010

 
Non lontana dai confini con Slovenia ed Italia, ad una cinquantina di km dal Tarvisio, la zona di Klagenfurt, capoluogo della Carinzia, è un idilliaco mosaico di laghi balneabili, estesi boschi di abeti, ridenti paesini ed antiche campagne. Da molti anni è una meta obbligata, per Vasco Cesana ed i suoi familiari, per passare qualche giorno di fitness e relax. A fine agosto si recano ogni anno verso quello che secondo Vasco è il più bello dei laghetti carinziani, dalle acque potabili e balsamiche ed una temperatura perfetta, tra i 22 ed i 25 gradi, per la balneazione. Qui Vasco si cimenta in prolungate nuotate, variegati tornei sportivi intrafamiliari e pure, eccezionalmente, in corse per i boschi all’alba. Attraversando il lago a nuoto, l’acqua, pesante come deve essere quella di lago, sembra assorbire i profumi dei boschi di abeti circostanti lasciando, al termine del bagno, la pelle morbida e fresca per molte ore.


Carinzia, agosto 2010


Il consistente movimento diurno innesca, già a metà pomeriggio e nonostante le sterminate colazioni della mattina, un possente appetito che solo in parte può essere mitigato da qualche buon Frankfurter o Bratwurstel al chiosco nei pressi dei bagni accompagnato dalle gradevoli bevande no-global della zona, come la gazzosa di erbe alpine Almdudler o, molto popolare nel caldo agosto 2011, la bevanda a base di succo di fiori di sambuco (Hollunderblumen) allungata con acqua minerale e ghiaccio. L’appuntamento vero per placare l’appetito è quello per la serata, quando Vasco e famiglia planano verso le Gasthof della zona come uno stormo di rapaci affamati. Dati i molti anni di frequentazione, le conoscono piuttosto bene. Nel corso degli anni hanno notato un generale miglioramento della varietà e della qualità delle preparazioni. I prezzi invece sono praticamente rimasti invariati, indifferenti agli indici di costo della vita, all’introduzione dell’Euro, alle crisi finanziarie e non che si succedono dal 2008. Alcuni dei posti preferiti sono però nel frattempo scomparsi o si sono riconvertiti a nuove attività, come la mitica Gasthof Schreier di Klagenfurt che, con loro sorpresa, hanno trovato trasformata in un bordello (non per modo di dire, un vero, asettico e riservato, bordello) nell’estate 2011.

Quelli che seguono sono i posti, meritevoli secondo Vasco di segnalazione e classificazione, visitati recentemente:

Esterno del ristorante Hohenwirt, Keutschach am See, Carinzia, 27/8/2011


Ristorante “Hohenwirt (Keutschach am See-tel. +43 4273 2328), PRO-ASS (27/8/2011, var 2006-2010)Ubicato lungo la strada che dal Keutschacher See sale alla Pyramiden Kogel, l’Hohenwirt vanta una posizione invidiabile con terrazza ed ampio panorama sulle Karawanken e le boscose alture circostanti. I locali ed i tavoli sono curati ed il servizio affabile. Vasco suggerisce di affiancare al buffet di insalate offerte come antipasto gli ottimi insaccati di produzione propria, come il prosciutto crudo ed il salame. La scelta dei piatti è una della più articolate della zona e la valorizzazione dei prodotti locali è particolarmente apprezzabile, ragione per cui è consigliabile chiedere suggerimenti (si parla anche italiano). Da segnalare ad agosto la scelta di funghi, come l’interessante spaetzli con gallinacci e la Schweinruckensteak con salsa di porcini freschi, provata da Vasco accompagnata da un interessante vino rosso della Stiria, lo Zweigelt. Nella media, e quindi piuttoste buone, le proposte di grigliate miste, wienerschnitzel e gulasch "all’austriaca" (più denso e “carico” in genere di quello originale ungherese). Decisamente sopra la media, anzi quasi a livello di eccellenza, i dessert, soprattutto le deliziose frittelline Kaiserschmarrn. Conto sui 25 Euro per una cena a tre portate. Da provare assolutamente, anche per la piacevolezza del luogo (sono disponibile anche alcune camere).

Gasthof “Burgher” (Keutschacher Strasse, Schiefling), PRO-SEC (23/8/2011, varie 2004-2011)Con il tempo mite si mangia all’aperto in giardino in questa popolare trattoria presso il centro di Schiefling, lungo la Keutschacher Seen Tal. Piatti molto abbondanti con i migliori prezzi della zona. Oltre alla recente introduzione di qualche piatto di derivazione italiana vengono proposti alcuni classici carinziani come i Knodel, ravioloni presentati in diverse versioni e ripieni. Discreto misto di carni alla griglia che diventa particolarmente buono quando viene accesa la brace in giardino e le diverse bistecche possono essere arricchite dalle costine e da succulenti bratwurstl. Serve anche uno dei migliori cordon blue della zona, la cotoletta impanata farcita con formaggio e prosciutto, dalle incerte origini centroeuropee, probabilmente svizzere, un po’ demodé, che da queste parti però non manca mai nelle speisekarte delle Gasthof. Servizio un po’ lento quando il locale è pieno. Conto, rigorosamente scritto a mano e a memoria dall'arcigna caposala, sotto i 15 Euro per una cena di 2-3 portate accompagnate da un bel boccale di birra. Forse in nessun altro posto dell'Unione Europea oggi ci si può rimpinzare così degnamente a prezzi così contenuti.


Entrata della trattoria Ogris, Ludmannsdorf, Carinzia, 26/8/2011


Gasthof-Gostilna-Trattoria“Ogris”(Ludmannsdorf/località Bilčovs)PRO-SEC (26/8/2011, 8/2008)
Per raggiungere questa trattoria si percorre la Rosental, prospiciente la Drava e le Karawanken, una valle dal verde e dai boschi ancora più ammalianti delle già verdeggianti e graziose altre valli carinziane. Entrata piuttosto curata e di buon impatto. Servizio molto accogliente con menu rigorosamente in tre lingue per una proposta gastronomica che vuole ispirarsi alle tradizioni dei tre paesi qui confinanti (nella zona vige anche il bilinguismo con cartelli anche in sloveno), anche se nell’occasione di italiano c’era solo una lasagna e di origine slava solo cevapcici e pleskavica. Vasco qui ha trovato uno dei piatti austriaci più apprezzati, il Tafelspitz o bollito di manzo servito con diverse salse, non molto presente nelle carte della zona. Buone e freschissime le Forellen o trote del posto. Su ordinazione viene anche preparato lo stinco. Notevoli i dolci con le sempre gradite Kaiserchmarrn , qui servite quasi crude con una kompote di mele e cannella, ed un interessante “dolce in camicia”. Conto sui 20 Euro con tre portate, una o due birre e pure lo schnapse (grappino) finale. Da provare, magari anche nella stagione autunnale quando la carta si arricchisce di piatti di cacciagione.


Landgasthof “Plöschenberg” (Köttmannsdorf, Plöschenberg) PRO-SEC (28/8/2010, varie 2002-2008)In posizione magnifica a circa 800 m.s.l.m. su una collina prospiciente la Rosental da un lato e la Keutschacher Tal dall’altro. Vi si accede da una stradina che sala ripidamente tra alte foreste di abeti. Vale la pena di andarci a pranzo o presto alla sera in modo di godere il panorama e fare una passeggiata intorno. Insomma un posto veramente bello e molto caratteristico se non fosse che nell’ultima visita i Menu erano diventati scritti esclusivamente in dialetto carinziano, cosa che non ne aiuto certo la fruibilità anche per collaudati studiosi di menu come Vasco Cesana. Servizio non particolarmente accogliente. Interessante scelta di piatti locali, quando si riesce a decifrarli, ed in particolare di arrosti di maiale. In passato comunque il menu era più variato oltre ad essere più leggibile. Da provare. Se capita.

Carinzia, agosto 2009




Birrerie di Klagenfurt: “Pumpe(Lidmanskygasse 2, Klagenfurt) PRO-ASS (25/8/2010, varie 2004-2009)La Pumpe è la birreria che qui più ha conservato le caratteristiche, popolane e popolari, delle vecchie birrerie. Molto basic ma molto autentica. Servizio gentile e veloce. Oltre ai classici piatti austriaci da birreria offre di particolare una vasta scelta di Goulash, tutti interessanti ed appetitosi, che a Vasco sembrano un viaggio, con qualche nota nostalgica oltre che piccante, lungo gli imperial-regi territori perduti dalla monarchia asburgica. Anche qui il conto difficilmente supera i 15 euro.


Birrerie di Klagenfurt: “Zum Augustin(Pfarrhofgasse 2, Klagenfurt) PRO-SEC ( varie 2008-2010)Sempre piena e con una clientela più giovanile è “Zum Augustin” la più nota e frequentata delle birrerie di Klagenfurt, con un bel cortile interno ed un interessante via-vai. Posizione in pieno centro ed ambiente più “moderno”. Enormi e buone Wienerschnitzel.

Birrerie di Klagenfurt: “Felsenkeller(Feldkirchnerstraße 141) DUM ( 24/8/2011)Anche se il posto è adiacente allo stabilimento storico della birra Schleppe, le ricostruzioni dei banconi ed il lay-out suonano come poco autentici ed artificiali, un po’ come diversi posti apparsi recentemente nella cintura milanese. La location inoltre è poco felice, in una zona di centri commerciali nella periferia nord di Klagenfurt. Considerando che la Carinzia offre ancora molte gasthof e posti autentici, la Felsenkeller è secondo Vasco da evitare in quanto “inquinante del patrimonio tradizionale carinziano”. Nel pensare questo tuttavia non ha mancato di trangugiarsi il succulento ed infinito piatto di carni e wurstel alla brace della casa, lasciando solo un paio di cm2 di fegato rispetto al m2 di carni e verdure originario. Anche la scelta di birre non era male.

Luci crepuscolari dalla terrazza dell'Hohenwirt, Carinzia, agosto 2010