venerdì 15 maggio 2015

Visitando il Wartburg, fortezza della cultura

Ingresso del Wartburg, Eisenach, Turingia, Germania - 20 aprile 2015
Dopo aver varcato il vecchio Innerdeutsche Grenze per un breve giro in alcuni Ländern della Germania orientale Vasco Cesana raggiunge Eisenach, una piccola cittadina della Turingia, nota per aver dato i natali a Bach e per custodire uno dei castelli medioevali meglio conservati d’Europa, il WartburgVasco lo visita in una splendida mattina primaverile raggiungendolo a piedi dal centro di Eisenach inerpicandosi per un buon tre quarti d’ora sul ripido sentiero che lo porta alla fortezza. 

Lungo il sentiero per il Wartburg
Lungo il sentiero una lunga teoria di pannelli illustrano una serie di citazioni di Martin Lutero abbinate ad episodi storici del periodo a cavallo tra la fine del ‘400 e l’inizio del ‘500, una trentina d’anni dove nel mondo e’ successo di tutto. Gli suona sempre incredibile come la storia dell’umanita’ riesca a subire delle accelerazioni improvvise in brevissimo tempo alternati a lunghi, qualche volta lunghissimi, periodi di stagnazione e regresso. Il luogo, si capisce, ispira Vasco. Nonostante il fiatone. Anche per questo si ferma a meditare ripetutamente sulle citazioni di Lutero: ad esempio “Die grosse Fische sind im großen Wasser, die gute Fische sind im kleine Wasser” (“i pesci grossi stanno nelle acque grandi, i pesci buoni in quelle piccole”), in cui ci legge un significato “antipolitico”, oppure   “Wenn Gott keinen Spaß verstünde, so möchte ich nicht in den Himmel”, un motto che Vasco inconsapevolmente ha adottato e che si sforza di trasferire in qualche modo anche nella vita lavorativa, fino al celebre: “Das Leben ist ….nicht ein Sein, sondern ein Werden ….” (“La vita non è …. un essere, ma un divenire”) con cui, in poche, limpide, parole Lutero sancisce l’inizio dell’era Moderna. L’ultima citazione annuncia la fine della salita: “Eine feste Burg ist unser Gott” e, voilà, ecco apparire il Wartburg, che si erge imponente ed immutato sulle splendide distese a perdita d’occhio dai boschi della Selva di Turingia.

Il Wartburg

La Selva di Turingia fa da sfondo al Wartburg


All'interno delle mura: Ritterhaus e Burgvogtei

Il Palas del Wartburg, edificio romanico costruito intorno al 1150 
Un Burg, un castello che, per tutta la sua lunga storia a partire dall’anno mille, non è mai stato terreno di assedi e battaglie ma un luogo di miti e di leggende, da quelle relative a Sant’Elisabetta ai Minnesingers, le epiche competizioni canore tra i cantanti medioevali riprese da Wagner nel  “Tannhäuser”.  
I ritratti di Martin Lutero e della moglie
Caterina opere di Lucas Cranach il vecchio
in esposizione al Wartburg 
Nel corso dei secoli il valore simbolico del Wartburg si è caricato di significati culturali e politici: qui venne nascosto, appunto, Martin Lutero quando, dopo la scomunica papale, poteva essere, in base alle leggi dell’epoca, ucciso a vista senza spiegazioni e, nella quiete della fortezza, realizzò la prima traduzione in tedesco del Nuovo Testamento e sviluppò le sue idee di riforma; qui si tenne nel 1817 la prima “Wartburgfest” dove si riunirono per la prima volta 500 studenti “democratici” universitari per protestare contro la politica reazionaria degli stati e principati tedeschi dopo la restaurazione invocando l’unificazione degli stati tedeschi con la parola d’ordine “Onore, Patria e Libertà”.  Poi, stranamente, non è stato toccato dalla seconda guerra mondiale, se si eccettuano un paio di colpi d’artiglieria americani e la sparizione della collezione unica di armi ed armature di personaggi storici custodita nel castello, ad opera, così dicono, dell’Armata Rossa,

L'austera camera dove Lutero ha tradotto il nuovo Testamento 

Interni del Palas, Wartburg



Le parti più interessanti del Wartburg sono accessibili con visite guidate in tedesco (qualche volta anche in inglese) che si succedono, a partire da aprile e fino a settembre, in modo continuo. 
Nel caso di Vasco la guida, che gli ricordava fisicamente ed anche per doti affabulatorie l’attuale Presidente del Consiglio italiano,  era decisamente brava, anche con una dose di ironia non banale  che non guastava. Notevoli la Elysabeth-Kemenate, anche se frutto di ricostruzioni in epoca romantica e, probabilmente, la Saengersaal, la sala dei Minnesinger, purtroppo in ristrutturazione.


Particolare della Elisabeth-kemenate all'interno del Palas

La bandiera delle Wartburgerfest, rimasta al suo posto nella Festsaal di Wartburg

La visita guidata termina nella meravigliosa Festsaal. Il grande salone è da centinaia d’anni oggetto di interventi e rifacimenti su indicazioni di personaggi quali tra gli altri Goethe e Franz Liszt, che ha rivisto personalmente l’acustica, ma la struttura fisica è rimasta la stessa nel corso dei secoli. Vasco Cesana vi entra sulle note del Tannhäuser di Wagner.  Sullo sfondo l’aquila imperiale e Carlo Magno lo guardano. Con un brivido vede sopra di lui aleggiare la bandiera originale della Wartburgerfest, la prima a riportare i colori nero, rosso e giallo come simbolo unificante della Germania; davanti, le sedie d’epoca sono dispiegate come se da un momento all’altro dovessero arrivare gli studenti della Urburschenschaft  ad assistere magari sul palco all’inizio di una Singerkrieg. Vasco sente l’energia della cultura e della storia nell’aria. Forse la stessa percepita da Goethe e molti altri prima e dopo di lui. Un’energia che le mura del Wartburg  custodiscono gelosamente da secoli, ergendosi a fortezza della cultura tedesca ed europea.

La Festsaal del Wartburg, Eisenach, Turingia, Germania - 20 aprile 2015