domenica 24 maggio 2020

A Bruxelles durante il lockdown


Standstill   -   Bruxelles, aprile 2020
Certo che questo virus si sta dimostrando bello tosto: è riuscito a mettere agli arresti domiciliari  più di due miliardi di persone….Tra queste moltitudini figura anche Vasco Cesana che, insieme alla consorte, viene a trovarsi confinato nella sua abitazione di Bruxelles. A differenza della sua, ora irraggiungibile, abitazione brianzola, quella di Bruxelles, in zona urbana e senza giardino, offre meno possibilità di intraprendere “viaggi ad emissioni zero”. Ma Vasco Cesana non si abbatte e cerca di lenire l’impossibilità di poter viaggiare con l’esplorazione della casa e dei dintorni. Il fatto di trovarsi in una sorta di esperimento inedito, nel quale nessuno, a partire da lui, avrebbe mai pensato di venire a trovarsi, in fondo lo stimola, nonostante le preoccupazioni date dalla situazione. Viene facilitato in questo dal fatto che il “lockdown” belga è leggermente più “light” di quello italiano e francese: si può andare in qualunque località purchè ci si vada a piedi, e non sono richieste autocertificazioni. In pratica Vasco aveva pensato di raggiungere Santiago de Compostela, ma poi ha desistito al pensiero delle lunghe deviazioni necessarie per non incappare nella Gendarmerie francese o in qualche posto di blocco spagnolo. I belgi invece sono inflessibili sui divieti agli spostamenti in auto non giustificati. Non essendoci autocertificazioni questo lascia spazio interpretativo al poliziotto di turno e le multe sono salate andando da 250 a 450 €. a seconda di quale delle moltitudini di autorità locali del Regno ci si trova ad incrociare. Vasco ha deciso di mettersi il cuore in pace e di attenersi disciplinatamente alle disposizioni, con le quali peraltro si trova ad essere totalmente d’accordo. 

Rue Belliard - Bruxelles, 21/3/2020
Sul fronte lavorativo l’inizio del confinement coincide con l’inizio di un lungo periodo di smart working, in pratica una forma di lavoro in cui si lavora di più e ci si diverte di meno. Per Vasco questo si traduce in una maggiore efficienza operativa che gli rende il lavoro meno gratificante. Certo, potenzialmente può favorire la work-life balance, ma con la life ridotta al minimo dal confinement, rimane solo il work. Anzi, il travail, dispiegando la radice etimologica del termine francese: travaglio. Sarà anche smart? Nella particolare situazione dell’emergenza sanitaria sicuramente sì, nel lungo termine pas certain. Il dover coordinare, per la sua parte, l’emergenza comunque lo carica.

Presso Stephanie - Bruxelles, 21/3/2020

Rue du Luxembourg - 21/3/2020


La chiusura di tutti i bar e ristoranti lo porta ad esplorare con maggiore attenzione e continuità due delle destinazioni più stimolanti offerte dalla sua abitazione: la cantinetta e la riserva di vivande accumulatesi anche negli angoli più remoti della cucina. Il dover prepararsi, insieme alla consorte, che però ha il problema di essere vegetariana, due pasti al giorno lo costringe ad inventarsi più piatti del solito, comprese le cose più improbabili. Da segnalare, tra le altre, una choucroute a base di cotechino precotto scaduto accasciato su un letto di Sauercraut di Filderstadt misteriosamente riapparsi dai tempi di Stoccarda. Una buona notizia dal punto di vista dietetico è l’interruzione della filiera delle patatine fritte, una presenza quasi fissa e, tutto sommato gradita, dei pasti consumati fuori casa in Belgio. Un lockdown che vale diversi etti settimanali in meno sulla bilancia. Controbilanciato dal lockdown delle palestre: le faticose sedute settimanali sono azzerate. Vasco non si nasconde un certo senso di compiacimento nel veder chiusa la palestra sotto casa: che sollievo saltare l’allenamento sentendosi liberi da qualsiasi senso di colpa! 

Cerca comunque di non lasciarsi andare fisicamente partecipando a diverse lezioni yoga online tenute dalla consorte ed imponendosi di fare tutti i giorni il minimo sindacale di 6000 passi misurato sullo smartphone, innalzato ad almeno 10000 durante il weekend.

Una destinazione esplorata in profondità è la cantinetta, scrigno di alcuni anni di scorribande alle foires au vins francesi con alcune discrete bottiglie di Bordeaux giunte al giusto livello di maturazione, cioè le annate fino al 2012-2013. Migliore bottiglia provata? Chateaux Malescot-St.Exupery 2012, un Margaux 3me Grand Cru Classè la cui avvolgente persistenza ha fatto volare Vasco là dove solo i grandi Bordeaux lo possono portare. Una interessante conferma è stato invece il Corbieres: lo Château Ollieux Romanis 2017 acquistato a meno di 10 € al Comptoir de Vins sotto casa esprime al meglio la freschezza, il calore un po’ “mediterraneo” di questo vino del Languedoc frutto dei vitigni tradizionali carignan, grenache e syrah.
Le panetterie sono tra le poche insegne rimaste aperte durante il lockdown insieme alle farmacie, agli alimentari di base e, in Belgio, curiosamente, le cioccolaterie. Vasco considera la Boulangerie Saint-Aulaye vicino a casa una panetteria di valore europeo assoluto e lo sgranocchiare la baguette appena sfornata uno dei piaceri dello smart working, qualche volta seguita anche dal delizioso Croissant aux Amandes sfornato dalla Boulangerie, degustato come colazione di rinforzo assieme al secondo caffè prima di iniziare a lavorare. Aveva pensato anche di aggiungere una terza colazione prima del pranzo affettando un salsicciotto d’Auvergne in una sezione di baguette ma poi ha desistito, più che altro perché aveva finito i salsicciotti.  

Lockdown traffic - Place de Chatelain, 05/04/2020

Life is a balcony - Bruxelles, 26/4/2020
Message in a window - Bruxelles, 26/4/2020
Lockdown flowers, presso Chatelain - Bruxelles, 27/04/2020

Place de Chatelain - 02/05/2020
Place des Palais - 01/05/2020
Parc de Bruxelles - 01/05/2020
Louise - Bruxelles, 01/05/2020
Il tempo a Bruxelles non è mai stato così bello come è stato durante il lockdown: quando si poteva viaggiare, fino all’inizio di marzo,  una serie ininterrotta di perturbazioni atlantiche aveva attraversato il paese traducendosi poi, naturalmente nei weekend, in poderose tempeste che avevano chiuso Vasco in casa più di quanto avrebbe poi fatto il Covid-19. Con perfetto tempismo, esattamente dal primo  giorno di lockdown, una magnifica alta pressione si è posizionata in modo beffardo sul Belgio. E ci è rimasta per settimane. Confinato sul balcone,  Vasco ha guardato con occhio stupito il cielo sempre piu’ azzurro, un azzurro cosi intenso da fargli pensare che c’era qualcosa oltre la configurazione meteo. Un cielo poi totalmente sgombro di aerei, tutti a terra per l’emergenza pandemica, laddove Bruxelles risulta sempre solcata in tutte le ore del giorno e della notte da aerei di passaggio dalle vicine Londra ed Amsterdam e dai non pochi voli in decollo dal vicino aeroporto di Zaventen. Invece niente, tutto fermo, sospeso. Un cielo come forse lo potevano vedere i suoi avi, prima della rivoluzione industriale. Affascinante. 
Wednesday party at Place Chatelain during the lockdown - 01/04/2020

Lockdown night- Bruxelles, 01/04/2020

Come il silenzio calato sulla città soprattutto nelle prime settimane del confinement. Al calare della sera poi la città diventa spettrale. Non si muove niente e nessuno. Vasco Cesana prova a percorrere il quartiere di Chatelain nella tarda serata del mercoledì sera, quando di solito il mercato settimanale lascia il posto ad una delle movide più animate di Bruxelles. Invece il Covid-19 si è portato via tutte le birrette, gli apero ed i verres, facendo chiudere i bar, pub e ristoranti e sigillando in casa le ragazze con i loro vestirelli ed i ragazzi in punta. Rigorosamente separati. E chissà quando tornerà la movida. Eppure Vasco coglie in questo silenzio spettrale quasi una calma, una tranquillità che in qualche modo lo appaga. Forse un sintomo di progressivo rinselvatichimento da confinement.  Privati dei loro flussi energetici e dei loro traffici moderni gli sembra che le diverse epoche storiche che si riflettono negli edifici  della città riacquisiscano pari dignità e diventino tutte testimonianze di epoche passate, compresi gli sfavillanti uffici appena aperti ed i palazzi dell’Unione Europea, sospesi in un presente dal futuro incerto. In fondo il vuoto serale che cala sulla città non deve essere molto diverso  da quello che calava nell’antica capitale del Brabante, quando girovagare per le stradine poteva essere pericoloso ed anche Brugel il vecchio si ritirava nelle taverne, adesso però chiuse pure quelle. Bruxelles, in particolare nei primi giorni del lockdown, gli sembra quasi una moderna Pompei, dove tutto sembra essersi fermato per chissà quale cataclisma latente che si è inghiottito gli uomini lasciando gli edifici spogliati delle loro funzioni vitali. Un brivido pompeiano gli viene guardando il programma delle ultime partite mai disputate del 6 Nazioni affisso di fronte ai portoni sbarrati del pub irlandese vicino a casa. E chissà dove sarà finito il cucchiaio di legno che anche quest’anno sarebbe spettato inevitabilmente all’Italia.

Parc Tenbosch - Bruxelles, 14/04/2020

Parc Tenbosch . 26/4/2020

Parc Tenbosch - 26/04/2020
Il lockdown consente a Vasco di valorizzare meglio una delle caratteristiche di Bruxelles meno conosciute da chi non ci sta un po di tempo: la moltitudine di spazi verdi, piccoli e grandi che si ritrovano ad ogni angolo della città. Ognuno può raggiungere i suoi e le passeggiate sono consentite, anzi raccomandate, dalle autorità sanitarie. Nelle sue sgambate postprandiali vicino a casa la sua meta preferita è il Parc Tenbosch, un microcosmo che in un piccolo fazzoletto di terra di circa un ettaro circondato dalle case riesce a dare la sensazione di immergersi in una natura rigogliosa, una sensazione potenziata durante il confinement dal silenzio, dalle fioriture primaverili e da un cielo limpido e tranquillo. Un vero gioiello. Spingendosi più lontano, al termine di Avenue Louise, inizia la più grande area verde che circonda i quartieri a sud della città, la Forêt de Soignes raggiungibile attraversando l’adiacente Bois de la Cambre. Vasco ne percorre la parte più vicina alla città durante i weekend “confinati” riuscendo cosi a conseguire un chilometraggio interessante nelle sue camminate, oltre i 15000 passi, aumentato dagli aggiramenti che mette in atto per evitare i luoghi più affollati del Bois de la Cambre.  Ripercorrendo più o meno lo stesso itinerario tutte le settimane, vede gli alberi secolari che a poco a poco si rigenerano e ritornano rigogliosi riavvolgendo il tutto nel ciclo della natura.

Bois de la Cambre -  Bruxelles, 28/03/2020
Bois de la Cambre - 28/03/2020

Bois de la Cambre - Bruxelles, 04/04/2020

Bois de la Cambre - 11/04/2020
Forêt de Soignes  - Bruxelles, 19/04/2020


Forêt de Soignes - 03/05/2020
Un ciclo che  poco a poco si porta via anche il lockdown light belga anche se il Belgio rimane estremamente restio a lasciare maggiore libertà di movimento tra le zone del paese e tanto meno all’estero. Vasco Cesana comunque non da segni di insofferenza. Al momento. Anche ai grandi esploratori dopotutto capitava di rimanere fermi per mesi ad aspettare che la situazione diventasse più favorevole. E pure sopravvivere alle epidemie a quei tempi non era uno scherzo. Imparare a gestire le pause e le soste forzate fa parte del bagaglio dell’esploratore. Anzi, è una parte fondamentale dell'esplorazione stessa.

Fin du confinement... - Ixelles, Bruxelles, 11/05/2020