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Genova: un "gozzo" di pescatori - 1 gennaio 2013 |
Vasco Cesana, pensando ad una possibile meta per passare il
capodanno, si chiede: “dove trovare un posto non lontano ma interessante che
non ho avuto ancora occasione di visitare?”, “come evitare le più affollate
rotte turistiche trovando una camera
d’albergo senza problemi e prenotazioni all’ultimo dell’anno?”, “dove trovare diverse
cose da fare senza programmi prefissati?”. La risposta che gli viene in mente è
…. “ma certo, Genova!”. Vasco ci è passato diverse volte ma non gli è mai
venuto in mente di fermarsi a visitare la città. Come molti, anche lui è stato vittima di una
sorta di “rimozione” della città dal novero delle mete possibili nonostante da
essa passi una delle direttrici vacanziere più frequentate, quella verso le
coste liguri. Eppure Genova non è stata una città così marginale nel corso
degli ultimi 8-900 anni! Una certa attrazione per Genova per la verità Vasco la
aveva avvertita non tanto in occasione delle sue uscite più o meno frequenti
verso le località balneari della riviera ma girovagando per Istanbul e
venendosi a trovare sulla torre di Galata,
al centro di quello che ancor oggi viene chiamato là “il quartiere dei
genovesi”, reminescenza di una presenza ed influenza che risaliva ai tempi
dell’antica Bisanzio e che in effetti era estremamente ramificata in molti
angoli del Mediterraneo ed oltre come, ad esempio, in Crimea. Genova ed i
genovesi peraltro non si sono mai tirati indietro dal corso della storia e ne
sono sempre stati protagonisti, a partire dalle Crociate passando per le
Repubbliche marinare, il Rinascimento, il Risorgimento, la Resistenza, l’industrializzazione e la
post-industrializzazione. Senza dimenticare un certo Cristoforo Colombo.
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Genova, vista del centro con in primo piano alcuni palazzi di via Garibaldi |
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Porto di Genova, il molo delle navi da crocera - 1/1/2013 |
Girando tra i quartieri e guardando la città dalla spianata del Castelletto, Vasco rileva
come, sorprendentemente, tutte queste epoche storiche siano lì, visibili, quasi
accastonate le une sulle altre, compresse dai rilievi alle spalle e dal mare di
fronte, disposte ad anfiteatro seguendo il profilo del golfo: il porto antico,
i cantieri navali, i moli delle navi da crociera ed i depositi di container, la
lanterna, il centro medioevale con le sue torri e chiese, i palazzi rinascimentali
ed umbertini, le costruzioni e le strade degli anni 60 e 70, gli edifici e le
opere architettoniche degli anni ’90 e oltre.
Una conformazione del territorio
che, oltre ad essere naturalmente bella, rende possibile questa “leggibilità”
della storia negli insediamenti laddove, in altre città, questi si
distribuiscono su spazi diversi e dispersi sul territorio. Oppure si
sedimentano le une sulle altre, cancellando le precedenti. In qualche caso
magari si conservano integre o vengono
ricostruite più o meno bene. Il tutto, a prima vista, e questa è l’impressione
che molti hanno passando distrattamente dalla città, può dare una sensazione di
confusione o di dis-armonia. Vasco però trova questa superficiale confusione piuttosto
affascinante: come se Genova non volesse buttare via niente della sua storia… perfino
la sopraelevata che costeggia il porto ferendone in modo brutale la continuità con
i quartieri centrali è testimonianza di
un’epoca, quella della fase finale del boom economico italiano degli anni 60,
quando lo sviluppo impetuoso richiedeva soluzioni veloci senza farsi troppi
problemi. Anche le infrastrutture portuali industriali, più o meno in funzione
o magari abbandonate, sono in continuità con i quartieri abitativi e circondano
l’antico porto della Repubblica marinara che, in parte, è ancora lì, costretto
a convivere con i panfili miliardari e le architetture post moderne di Renzo
Piano.
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Spianata del Castelletto, Genova - 31/12/2012, |
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Via del Campo, Genova - 31/12/2012 |
Appena dietro, passeggiando, Vasco viene a trovarsi nella famosa ed
anche un po’ famigerata zona di Pre’, dove i carrugi e le alte case spesso trasandate creano un effetto di
“kasbah” molto “mediterranea”, oggi
multietnica e forse poco genovese ma che lui trova intrigante, esibendo tutti
i segni dei suoi tanti anni e, proprio per questo, “vissuta”, non “sterilizzata”, testimone di una globalizzazione fatta da
uomini (e da donne) e non da griffe commerciali. Girando l’angolo dopo
una serie di viuzze Vasco poi si viene a trovare in tutta un’altra dimensione
ed epoca storica: quella del Rinascimento e dei palazzi delle famiglie patrizie
genovesi cosiddetti dei “Rolli” cioè atti per la loro sontuosità ad ospitare
delegazioni e visite di stato, disposti lungo via Garibaldi e recentemente
inseriti nei patrimoni UNESCO. Più avanti invece incontra la zona “Umbertina”
post-risorgimentale. Riscendendo invece verso il porto, incrocia alcuni degli
angoli più belli della città, come la Cattedrale di San Lorenzo e la piazza San
Matteo racchiusa dai palazzi dei Doria.
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Palazzo della Borsa in Piazza De Ferrari |
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Passeggiando per il centro di Genova - 1/1/2013 |
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Porta Soprana lungo la cinta muraria del XII secolo, Genova - 1/1/2013 |
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Piazza Dante, Genova - 1/1/2013 |
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Carrugi e portali, Genova - 1/1/ |
Genova in effetti offre molte cose da vedere e fare. A parte
l’Acquario, che Vasco e consorte non avevano voglia di vedere, come grande e
storica città offre un nutrito pacchetto di visite museali e di mostre
temporanee ben organizzate e di agevole fruizione. In occasione di San
Silvestro, ad esempio, il Palazzo Ducale
è rimasto aperto fino alle 2 di notte e Vasco e consorte hanno iniziato l’anno visitando
la mostra allestita per Mirò e, soprattutto, l’eccellente esposizione delle opere
di Steve McCurry, con i suoi magnifici ritratti fotografici, in particolare
quelli ripresi in India, Birmania ed Afghanistan.
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Via San Lorenzo, Genova - 31/12/2012 |
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Cattedrale di San Lorenzo, Genova - 31/12/2012 |
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Il Bigo di Renzo Piano nel porto antico di Genova - 31/12/2012 |
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Taglio di farinata presso San Lorenzo, Genova - 31/12/2012 |
E’ sempre piuttosto problematico, quando si viaggia in occasione delle festività, trovare la “giusta”
soluzione per soddisfare l’appetito: da qualche anno Vasco ha abolito, quando
si trova in giro, i “cenoni” di fine anno ed adottato la politica del digiuno virtuale. Traduzione genovese di
questa politica: niente cena, bottiglia
di buon Champagne portata da casa, assiettes a volontà di focaccia,
focaccia al formaggio, focaccia alla cipolla, farinata, pizza margherita, pizza
alle acciughe e, come dolce, una decina di baci di dama. Il tutto in parte
degustato per strada ed in parte nella camera d’albergo ascoltando il discorso
del Presidente Napolitano. Naturalmente Vasco non poteva planare a Genova senza
soddisfare la voglia di focaccia che lo assale in modo irresistibile
ogniqualvolta scollina i Giovi od il Turchino. La buona notizia è che, a
Genova, anche nel tardo pomeriggio di San Silvestro, si trova ancora qualche
panetteria o rosticceria aperta dove approvvigionarsi. Il livello qualitativo si
è dimostrato comunque sempre più che soddisfacente, anche se forse alcune delle
panetterie migliori erano già chiuse. Buona comunque anche la focaccia e la
farinata della rosticceria sulla viuzza a destra di San Lorenzo aperta ancora
in tarda serata. In generale la focaccia genovese è piuttosto bassa, gradevolmente
unta ed appena croccante con discrete variazioni da un posto all’altro ed anche
rispetto ad altre località della riviera. La focaccia al formaggio è sempre
gustosa ma non raggiunge i vertici di eccellenza assoluta della sua capitale intergalattica:
Recco e la vicina Camogli. La pizza in Liguria lascia Vasco sempre un po’
interdetto: la mangia comunque per golosità ma non lo convince mai
completamente, a parte forse spostandosi verso ponente dove progressivamente
entra nell’area geopolitica della pissaladiere.
Genova certamente offre dal punto di vista gastronomico molto più della
focaccia e la cucina ligure è da sempre una delle preferite di Vasco, fin da
quando ancora bambino azzerava nelle trattorie del ponente enormi marmitte di
ravioli alla borragine, lasciando attoniti i suoi familiari e pure le cameriere
che lo guardavano quasi spaventate.
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Boccadasse, Genova - 1/1/2013 |
Ma Capodanno, anche qui, non è la giornata giusta per
chiudersi in ristorante e Vasco e consorte preferiscono dedicare le ore
migliori del giorno a proseguire la visita della città. Capitano infine in uno
dei luoghi più sorprendenti di Genova, nascosto dietro un promontorio lungo la
strada per Nervi prima di Quarto (anche qui un pezzo di storia d’Italia…) che
pochi conoscono, a parte chi frequenta Genova ed il Commissario Montalbano
nelle rare volte in cui va a trovare la sua fidanzata: Boccadasse. Una specie
di piccolo paesino ligure tradizionale incastonato in una baia con la sua
spiaggetta di ciottoli e le sue barchette, le sue case dai colori vivaci e le
onde che si infrangono sulla scogliera. Un altro magnifico tassello incastonato nel caleidoscopio poliedrico del capoluogo
ligure.
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Acciughe fritte, Genova -1/1/2013 |
Inaspettatamente, Vasco poi ha modo di mangiarsi a
Boccadasse qualcosa alle 15,30 del 1 gennaio, quando ormai si era rassegnato a
non dare sollievo ai morsi della fame che lo attanagliavano dopo il digiuno virtuale di San Silvestro.
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Stoccafisso in brandacujun |
La
gentilissima proprietaria della Trattoria “Da Osvaldo” gli fa preparare un
ottimo piatto di acciughe fritte come entrèe e poi Vasco si degusta uno dei piatti
liguri più tradizionali: lo stoccafisso a
brandacujun qui preparato in modo veramente gustoso. Vasco nell’accompagnarlo
con un buon bicchiere di Vermentino delle Cinque Terre, lo sente liberare nel
palato la sua delicatezza di pesce del nord, pescato ed essicato alle Lofoten,
arrivato qui grazie alle antiche rotte commerciali
che legavano le città anseatiche alle repubblica marinare italiche ed accolto in
Liguria con tutti gli onori e le attenzioni dai pinoli, dalle spezie e da uno
dei migliori oli d’oliva del mondo. Buon anno, vecchio Stockfish, ci rivediamo a Genova!
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Genova a Capodanno - 1 gennaio 2013 |
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