(segue “Alla scoperta dell’Honshu settentrionale, Giappone”)
“How hot the sun glows,
Pretending not to notice
An autumn wind blows!”
(tratto da “A Haiku Journey, Basho’s Narrow Road to a Far Province” traduzione in inglese di Dorothy Britton, ed. Kodansha 2002)
Matsuo Basho scrisse questo haiku lasciando, nel 1689, Kanazawa, una delle sue ultime tappe sulla via del ritorno dall’Honshu settentrionale e dalla sua “Narrow Road to a Far Province”.
La vita notturna è molto pulsante e ci sono diversi ristorantini di tutti i tipi. Vasco ha provato qui uno dei locali dove il menu è costituito esclusivamente da spiedini (kushikatsu) dove i giapponesi vanno di solito per accompagnarli alla birra.
Per gli occidentali in Giappone, anche nelle grandi città come Osaka, è sempre difficile capire, nell’ordine: 1) se il locale è un ristorante; 2) di che tipo di ristorante si tratti (ci sono decine di tipi di ristoranti specializzati in particolari tipi di preparazioni); 3) se è il ristorante che si sta cercando. Vasco, dopo varie ricerche e verifiche, ha provato qui il ristorantino, in Italia si direbbe un’osteria in senso tradizionale, ITOKU, in fondo a Dotombori dove la scelta di spiedini fritti da assaggiare era sterminata, dalle uova di quaglia alle capesante, dalla salsiccia piccante ai gamberoni, dai funghi ad una quantità di verdure, sbranando un totale di ben 26 spiedini in mezz’ora accompagnati da due bei boccali di ottima birra Asahi alla spina ghiacciata. Una cena molto appetitosa, eccellenti in particolare gli spiedini di polpo fritto, per un conto inferiore ai 30 euro. Da provare assolutamente. Anche per l’insospettabile digeribilità del tutto.
Nelle vicinanze Vasco ha provato un classico dei divertimenti giapponesi, il karaoke, scoprendovi diversi aspetti interessanti. I locali sono, ovviamente, ben organizzati, la scelta dei pezzi musicali è facile e comprende tutti i classici del rock, gli impianti stereo sono di alta qualità, la birra servita è ottima e si può fumare all’interno liberamente. Unico neo, i video sugli schermi, con ridenti coppiette a passeggio in un giardino giapponese fiorito che accompagnano, ad esempio, Sweet Emotions degli Aerosmith. Dopo un inizio un po’ incespicante sui Police ed Elton John, Vasco, alla quarta birra Asahi della serata, infila una esecuzione quasi degna di Grace Slick di White Rabbit dei Jefferson Airplane. O almeno così gli è sembrato.
L’ultimo giorno di Vasco in Giappone doveva essere rivolto alla visita del Castello di Himeji a circa un’ora di treno da Osaka ma in albergo gli dicono che anche questo castello, che si dice essere il più bello del Giappone, risulta chiuso per ristrutturazione e verrà r
iaperto nel 2011. Il castello di Osaka, visitato come sostitutivo, comunque è stato superiore alle aspettative e con interessanti ricostruzioni storiche, in particolare quella della battaglia finale tra i clan di Toyotomi e quello poi vincente dei Tokugawa. Se per forza maggiore Vasco ha dovuto rinunciare al castello di Himeji ad un’altra attrattiva della zona non ha voluto assolutamente rinunciare: il Manzo di Kobe. Fin dai tempi del primo viaggio in Giappone Vasco voleva provare questa carne leggendaria che si vuole essere il risultato di allevamenti selezionatissimi condotti coprendo di attenzioni i manzi, foraggiandoli con speciali alghe marine, abbeverandoli a birra e massaggiandoli continuamente. Vere o no che siano queste storie quello che è certo per Vasco è che questa pregiata carne, il cui prezzo può arrivare nell’ordine dei 100 euro all’etto, l’aveva sempre incuriosito, essendo attirato dalla particolare disposizione “diffusa” dei grassi, in quella che viene chiamata la “marmorizzazione” delle carni. Prenota così una cena con un menu a base di Kobe Beef al ristorante Minami dello Swissotel, un ristorante di tipo Teppanyaki, cioè specializzato in carni e pesci alla piastra, di alto livello.
L’ultimo giorno di Vasco in Giappone doveva essere rivolto alla visita del Castello di Himeji a circa un’ora di treno da Osaka ma in albergo gli dicono che anche questo castello, che si dice essere il più bello del Giappone, risulta chiuso per ristrutturazione e verrà r
Teppanyaki Minami Osaka, 23 agosto 2010
Vasco Cesana assaggia il suo primo manzo di Kobe in versione sashimi, con alcune fettine sottili crude servite con verdure e salsa di soya. Afferra con i bastoncini la prima fettina, ne osserva il bel colorito rosso e ne legge la trama di filigrane di grasso che la attraversa. Non la intinge in nessuna salsa e la porta alla bocca lentamente, adagiandosela con deferenza. Il manzo si culla nel palato, quasi come se cercasse un ultimo massaggio, sciogliendosi con discrezione e persistenza. La portata principale è la Tenderloin steak di manzo di Kobe, una bistecchina di non più di 100 grammi che viene solo scottata per meno di un minuto sulla piastra. Una cottura più lunga sarebbe delittuosa perché ne avvilirebbe le proprietà, compromettendo il faticoso e raro equilibrio di grassi che la caratterizza. Il passaggio sulla piastra rende il manzo leggermente più aggressivo, ma subito la carne si adagia liberando la morbidezza dei grassi che avvolgono il palato con seduttiva persistenza. Veramente notevole. Da provare, nonostante il costo del menu nell’ordine dei 150 Euro e le quantità un po' ridotte. Ringraziando il cuoco ed accomiatandosi dal ristorante e, poche ore dopo, dal Giappone, ripensando all’itinerario che l’ha portato sul percorso di Basho nell’Honshu settentrionale per terminare qui, nel Kansai, al cospetto del Manzo di Kobe, Vasco Cesana, dedica a quest'ultimo un piccolo componimento, che questa volta rispetta alcuni dei requisiti metrici degli haiku:
“Fettine sottili
avvolgeste il palato
di mille massaggi”
avvolgeste il palato
di mille massaggi”
Manzo di Kobe servito crudo al Ristorante Minami Osaka, 23/8/2010
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