domenica 24 maggio 2020

A Bruxelles durante il lockdown


Standstill   -   Bruxelles, aprile 2020
Certo che questo virus si sta dimostrando bello tosto: è riuscito a mettere agli arresti domiciliari  più di due miliardi di persone….Tra queste moltitudini figura anche Vasco Cesana che, insieme alla consorte, viene a trovarsi confinato nella sua abitazione di Bruxelles. A differenza della sua, ora irraggiungibile, abitazione brianzola, quella di Bruxelles, in zona urbana e senza giardino, offre meno possibilità di intraprendere “viaggi ad emissioni zero”. Ma Vasco Cesana non si abbatte e cerca di lenire l’impossibilità di poter viaggiare con l’esplorazione della casa e dei dintorni. Il fatto di trovarsi in una sorta di esperimento inedito, nel quale nessuno, a partire da lui, avrebbe mai pensato di venire a trovarsi, in fondo lo stimola, nonostante le preoccupazioni date dalla situazione. Viene facilitato in questo dal fatto che il “lockdown” belga è leggermente più “light” di quello italiano e francese: si può andare in qualunque località purchè ci si vada a piedi, e non sono richieste autocertificazioni. In pratica Vasco aveva pensato di raggiungere Santiago de Compostela, ma poi ha desistito al pensiero delle lunghe deviazioni necessarie per non incappare nella Gendarmerie francese o in qualche posto di blocco spagnolo. I belgi invece sono inflessibili sui divieti agli spostamenti in auto non giustificati. Non essendoci autocertificazioni questo lascia spazio interpretativo al poliziotto di turno e le multe sono salate andando da 250 a 450 €. a seconda di quale delle moltitudini di autorità locali del Regno ci si trova ad incrociare. Vasco ha deciso di mettersi il cuore in pace e di attenersi disciplinatamente alle disposizioni, con le quali peraltro si trova ad essere totalmente d’accordo. 

Rue Belliard - Bruxelles, 21/3/2020
Sul fronte lavorativo l’inizio del confinement coincide con l’inizio di un lungo periodo di smart working, in pratica una forma di lavoro in cui si lavora di più e ci si diverte di meno. Per Vasco questo si traduce in una maggiore efficienza operativa che gli rende il lavoro meno gratificante. Certo, potenzialmente può favorire la work-life balance, ma con la life ridotta al minimo dal confinement, rimane solo il work. Anzi, il travail, dispiegando la radice etimologica del termine francese: travaglio. Sarà anche smart? Nella particolare situazione dell’emergenza sanitaria sicuramente sì, nel lungo termine pas certain. Il dover coordinare, per la sua parte, l’emergenza comunque lo carica.

Presso Stephanie - Bruxelles, 21/3/2020

Rue du Luxembourg - 21/3/2020


La chiusura di tutti i bar e ristoranti lo porta ad esplorare con maggiore attenzione e continuità due delle destinazioni più stimolanti offerte dalla sua abitazione: la cantinetta e la riserva di vivande accumulatesi anche negli angoli più remoti della cucina. Il dover prepararsi, insieme alla consorte, che però ha il problema di essere vegetariana, due pasti al giorno lo costringe ad inventarsi più piatti del solito, comprese le cose più improbabili. Da segnalare, tra le altre, una choucroute a base di cotechino precotto scaduto accasciato su un letto di Sauercraut di Filderstadt misteriosamente riapparsi dai tempi di Stoccarda. Una buona notizia dal punto di vista dietetico è l’interruzione della filiera delle patatine fritte, una presenza quasi fissa e, tutto sommato gradita, dei pasti consumati fuori casa in Belgio. Un lockdown che vale diversi etti settimanali in meno sulla bilancia. Controbilanciato dal lockdown delle palestre: le faticose sedute settimanali sono azzerate. Vasco non si nasconde un certo senso di compiacimento nel veder chiusa la palestra sotto casa: che sollievo saltare l’allenamento sentendosi liberi da qualsiasi senso di colpa! 

Cerca comunque di non lasciarsi andare fisicamente partecipando a diverse lezioni yoga online tenute dalla consorte ed imponendosi di fare tutti i giorni il minimo sindacale di 6000 passi misurato sullo smartphone, innalzato ad almeno 10000 durante il weekend.

Una destinazione esplorata in profondità è la cantinetta, scrigno di alcuni anni di scorribande alle foires au vins francesi con alcune discrete bottiglie di Bordeaux giunte al giusto livello di maturazione, cioè le annate fino al 2012-2013. Migliore bottiglia provata? Chateaux Malescot-St.Exupery 2012, un Margaux 3me Grand Cru Classè la cui avvolgente persistenza ha fatto volare Vasco là dove solo i grandi Bordeaux lo possono portare. Una interessante conferma è stato invece il Corbieres: lo Château Ollieux Romanis 2017 acquistato a meno di 10 € al Comptoir de Vins sotto casa esprime al meglio la freschezza, il calore un po’ “mediterraneo” di questo vino del Languedoc frutto dei vitigni tradizionali carignan, grenache e syrah.
Le panetterie sono tra le poche insegne rimaste aperte durante il lockdown insieme alle farmacie, agli alimentari di base e, in Belgio, curiosamente, le cioccolaterie. Vasco considera la Boulangerie Saint-Aulaye vicino a casa una panetteria di valore europeo assoluto e lo sgranocchiare la baguette appena sfornata uno dei piaceri dello smart working, qualche volta seguita anche dal delizioso Croissant aux Amandes sfornato dalla Boulangerie, degustato come colazione di rinforzo assieme al secondo caffè prima di iniziare a lavorare. Aveva pensato anche di aggiungere una terza colazione prima del pranzo affettando un salsicciotto d’Auvergne in una sezione di baguette ma poi ha desistito, più che altro perché aveva finito i salsicciotti.  

Lockdown traffic - Place de Chatelain, 05/04/2020

Life is a balcony - Bruxelles, 26/4/2020
Message in a window - Bruxelles, 26/4/2020
Lockdown flowers, presso Chatelain - Bruxelles, 27/04/2020

Place de Chatelain - 02/05/2020
Place des Palais - 01/05/2020
Parc de Bruxelles - 01/05/2020
Louise - Bruxelles, 01/05/2020
Il tempo a Bruxelles non è mai stato così bello come è stato durante il lockdown: quando si poteva viaggiare, fino all’inizio di marzo,  una serie ininterrotta di perturbazioni atlantiche aveva attraversato il paese traducendosi poi, naturalmente nei weekend, in poderose tempeste che avevano chiuso Vasco in casa più di quanto avrebbe poi fatto il Covid-19. Con perfetto tempismo, esattamente dal primo  giorno di lockdown, una magnifica alta pressione si è posizionata in modo beffardo sul Belgio. E ci è rimasta per settimane. Confinato sul balcone,  Vasco ha guardato con occhio stupito il cielo sempre piu’ azzurro, un azzurro cosi intenso da fargli pensare che c’era qualcosa oltre la configurazione meteo. Un cielo poi totalmente sgombro di aerei, tutti a terra per l’emergenza pandemica, laddove Bruxelles risulta sempre solcata in tutte le ore del giorno e della notte da aerei di passaggio dalle vicine Londra ed Amsterdam e dai non pochi voli in decollo dal vicino aeroporto di Zaventen. Invece niente, tutto fermo, sospeso. Un cielo come forse lo potevano vedere i suoi avi, prima della rivoluzione industriale. Affascinante. 
Wednesday party at Place Chatelain during the lockdown - 01/04/2020

Lockdown night- Bruxelles, 01/04/2020

Come il silenzio calato sulla città soprattutto nelle prime settimane del confinement. Al calare della sera poi la città diventa spettrale. Non si muove niente e nessuno. Vasco Cesana prova a percorrere il quartiere di Chatelain nella tarda serata del mercoledì sera, quando di solito il mercato settimanale lascia il posto ad una delle movide più animate di Bruxelles. Invece il Covid-19 si è portato via tutte le birrette, gli apero ed i verres, facendo chiudere i bar, pub e ristoranti e sigillando in casa le ragazze con i loro vestirelli ed i ragazzi in punta. Rigorosamente separati. E chissà quando tornerà la movida. Eppure Vasco coglie in questo silenzio spettrale quasi una calma, una tranquillità che in qualche modo lo appaga. Forse un sintomo di progressivo rinselvatichimento da confinement.  Privati dei loro flussi energetici e dei loro traffici moderni gli sembra che le diverse epoche storiche che si riflettono negli edifici  della città riacquisiscano pari dignità e diventino tutte testimonianze di epoche passate, compresi gli sfavillanti uffici appena aperti ed i palazzi dell’Unione Europea, sospesi in un presente dal futuro incerto. In fondo il vuoto serale che cala sulla città non deve essere molto diverso  da quello che calava nell’antica capitale del Brabante, quando girovagare per le stradine poteva essere pericoloso ed anche Brugel il vecchio si ritirava nelle taverne, adesso però chiuse pure quelle. Bruxelles, in particolare nei primi giorni del lockdown, gli sembra quasi una moderna Pompei, dove tutto sembra essersi fermato per chissà quale cataclisma latente che si è inghiottito gli uomini lasciando gli edifici spogliati delle loro funzioni vitali. Un brivido pompeiano gli viene guardando il programma delle ultime partite mai disputate del 6 Nazioni affisso di fronte ai portoni sbarrati del pub irlandese vicino a casa. E chissà dove sarà finito il cucchiaio di legno che anche quest’anno sarebbe spettato inevitabilmente all’Italia.

Parc Tenbosch - Bruxelles, 14/04/2020

Parc Tenbosch . 26/4/2020

Parc Tenbosch - 26/04/2020
Il lockdown consente a Vasco di valorizzare meglio una delle caratteristiche di Bruxelles meno conosciute da chi non ci sta un po di tempo: la moltitudine di spazi verdi, piccoli e grandi che si ritrovano ad ogni angolo della città. Ognuno può raggiungere i suoi e le passeggiate sono consentite, anzi raccomandate, dalle autorità sanitarie. Nelle sue sgambate postprandiali vicino a casa la sua meta preferita è il Parc Tenbosch, un microcosmo che in un piccolo fazzoletto di terra di circa un ettaro circondato dalle case riesce a dare la sensazione di immergersi in una natura rigogliosa, una sensazione potenziata durante il confinement dal silenzio, dalle fioriture primaverili e da un cielo limpido e tranquillo. Un vero gioiello. Spingendosi più lontano, al termine di Avenue Louise, inizia la più grande area verde che circonda i quartieri a sud della città, la Forêt de Soignes raggiungibile attraversando l’adiacente Bois de la Cambre. Vasco ne percorre la parte più vicina alla città durante i weekend “confinati” riuscendo cosi a conseguire un chilometraggio interessante nelle sue camminate, oltre i 15000 passi, aumentato dagli aggiramenti che mette in atto per evitare i luoghi più affollati del Bois de la Cambre.  Ripercorrendo più o meno lo stesso itinerario tutte le settimane, vede gli alberi secolari che a poco a poco si rigenerano e ritornano rigogliosi riavvolgendo il tutto nel ciclo della natura.

Bois de la Cambre -  Bruxelles, 28/03/2020
Bois de la Cambre - 28/03/2020

Bois de la Cambre - Bruxelles, 04/04/2020

Bois de la Cambre - 11/04/2020
Forêt de Soignes  - Bruxelles, 19/04/2020


Forêt de Soignes - 03/05/2020
Un ciclo che  poco a poco si porta via anche il lockdown light belga anche se il Belgio rimane estremamente restio a lasciare maggiore libertà di movimento tra le zone del paese e tanto meno all’estero. Vasco Cesana comunque non da segni di insofferenza. Al momento. Anche ai grandi esploratori dopotutto capitava di rimanere fermi per mesi ad aspettare che la situazione diventasse più favorevole. E pure sopravvivere alle epidemie a quei tempi non era uno scherzo. Imparare a gestire le pause e le soste forzate fa parte del bagaglio dell’esploratore. Anzi, è una parte fondamentale dell'esplorazione stessa.

Fin du confinement... - Ixelles, Bruxelles, 11/05/2020

martedì 20 agosto 2019

Long trek italo-svevo, day 9: da Isola a Chiavenna lungo la via Spluga


L'abitato di Isola visto dal lago, all'inizio del Day 9 del trek italo-svevo - 20/8/2017

Tappa piuttosto impegnativa, con un dislivello in discesa nell’ordine dei mille metri, oggi con zaino a pieno carico. Vasco Cesana inizia la giornata come al solito con calma, con colazione lenta e chiacchierata con il gestore della locanda Martino. Il percorso inizia piacevolmente vicino al lago, poi scende rapidamente nelle gole di Isola, necessaria una certa attenzione per non sbilanciarsi con lo zaino.

Il ponte "romano" a Campodolcino - 20/8/2017

Si conquista poi la piana di Campodolcino con bel sentiero largo e piano con alcune baite ristrutturate prima del paese: una sciura in tenuta elegante da weekend in baita parla al telefonino “Ueh! Alura t’arrivet o no, ta se na’ indue….”. L’inconfondibile intonazione della bassa Brianza annuncia a Vasco Cesana l’ormai imminente arrivo ai confini della sua heimat brianzola, la dove i suoi concittadini d’origine si spingono nel weekend nelle loro seconde case, meglio se presso le baite ristrutturate più remote che consentono così di mettere alla prova i loro potenti Suv.  L’arrivarci a piedi rende Campodolcino più carino ed accogliente del passarci in auto: si coglie meglio l’ubicazione su un pianoro ai piedi dello Spluga ed il ponte romano all’entrata meridionale del paese ne ricorda l’importanza come luogo di transito internazionale fin da quando l’abitato veniva chiamato dai Romani Tarvedese (o Travessedo?). 
Interno del Museo della Via Spluga, Campodolcino - 20/8/2017

Vasco visita con interesse il Museo della Via Spluga (MuviS) che occupa un bel palazzo del centro e che ha la fortuna di trovare aperto (chiude alle 12,30). Oltre a ricostruzioni varie la parte più interessante è quella storica sulla Via Spluga con il ricordo dei tanti personaggi che ci sono passati dall’epoca romana fino ai nostri giorni. Tra questi, il più celebre degli Svevi, Federico Barbarossa, nato non lontano da dove Vasco ha cominciato la sua camminata, e poi diversi Principi del Wurttemberg, il diario di viaggio di uno dei quali viene riportato nel museo. Insomma la ricostruzione storica di quella via italo-sveva che Vasco sta ripercorrendo in questo long trek! Dai resoconti dei viaggiatori delle varie epoche si nota quanto la Via Spluga fosse temuta ma anche quanti ne siano rimasti affascinati. Facendola a piedi, magari con i temporali come successo a Vasco, quando le gole del Cardinello nella piovosa semioscurità sembrano veramente una discesa negli inferi, si rivivono le sensazioni che vi hanno provato questi grandi viaggiatori del passato.

Il sentiero tra roccette dopo Campodolcino

Nei pressi della località Vho, Via Spluga -20/8/2017


Vasco Cesana si sistema nelle panchine di fronte al Museo e si rifocilla con un bel paninazzo alla bresaola preparato dalle fascinose ragazze del bar di fronte.  
Dopo una lunga pausa alla fine si incammina con tranquillità, sottovalutando il fatto  che gli manca ancora un sacco di strada ed un dislivello netto in discesa di almeno 800 metri. Il primo tratto dopo Campoldolcino è pianeggiante, poi inizia una infinita serie di discese a picco tra i massi alternati a tratti più piani. La quantità di cascate, cascatelle, ruscelli  e loro diramazioni è impressionante e non deve essere facile tenere operativo un sentiero come questo. Diversi, e bellissimi, sono i ponti in sospeso, alcuni anche con oscillazioni pronunciate. In effetti è un peccato che quasi tutti passino da questa zona in auto perdendosi una serie di angoli, paesaggi ed ambienti veramente suggestivi che si possono raggiungere solo a piedi. 

Il percorso è però  piuttosto lungo con segnalazioni che si diradano mano a mano che ci si allontana da Campodolcino. Molto bella la zona di Vho, con pendii aperti lastricati di massi e rocce dove le marmotte scendono fino ad una quota intorno ai 1000 metri. In zona c’è anche una roccia misteriosa con ritagli e strane fenditure, la “Scribaita” forse un resto di un antico tempio pagano. 

Da buoni italiani, non c’è nulla che dica dove sia, viene solo citata sui cartelli della via Spluga ma senza indicare come arrivarci. Vasco comunque non ha tempo di cercarla, il tempo passa ed i suoi polpacci gli sembrano degli affaticati prosciutti che avrebbero voglia di sistemarsi in un bel crotto.



Attraversamento presso Gallivaggio - 20/8/2017

Santuario di Gallivaggio -interno
Arriva a Gallivaggio dopo le 17 e decide di sostare per una visita ed una abbondante bevuta al bar all’entrata. Il Santuario è un luogo di pellegrinaggio da quando nel 1492 è apparsa qui la Madonna, guarda caso proprio quando si stava rilanciando lo Spluga in concorrenza con il San Bernardo. Vasco se lo immagina pochi anni dopo, quando queste valli erano terreno di scontro tra cattolici e riformatori ed il santuario gli sembra dispiegarsi come un baluardo difensivo della Chiesa Romana. Per San Giacomo Filippo ci vogliono altre 1 – 1,5 ore con ripide discese tra i sassi che richiedono sempre la massima attenzione soprattutto quando si ha sulle spalle quasi una ventina di kg di zaino. Questo tratto non è riportato sulle carte di outdooractive ed anche il GPS, ormai da tempo all’ultima tacchetta di carica sembra volerlo portare verso la carrozzabile. 


Si comincia ad intravedere in lontananza Chiavenna - 20/7/2017
Vasco però insiste nel seguire le indicazioni della via Spluga che però ad un certo punto risulta interrotta da una frana. Qui Vasco, ormai senza riferimenti (GPS e cellulare hanno da tempo esaurito le batterie) commette l’errore di seguire l’itinerario alternativo su sentiero indicato  invece di tornare comodamente sulla strada carrozzabile ormai in prossimità di Chiavenna. Questo percorso invece lo fa risalire di un centinaio di metri di dislivello e gli fa fare un largo giro per arrivare alla destinazione perdendo quasi un’ora ed buon numero di ulteriori salite e discese. Ormai allo stremo e avvolta da una calda luce crepuscolare gli appare infine, laggiù in basso, Chiavenna, la “Chiave delle Alpi”. Gli sembra quasi un miraggio, che produce in lui le ultime energie per arrivare infine, introno alle 20,20, all l’Hotel Conradi, dove ha prenotato una camera. Dopo avere trangugiato d’un fiato una bottiglia d’acqua, si fa una doccia indugiando con il getto freddo sulle gambe doloranti e gli stagionati prosciutti che si ritrova al posto dei polpacci. 

Finalmente a Chiavenna - 20/8/2017 - ore 20,15
Fettuccine con i Finferli, Ristorante Passerini, Chiavenna - 20/7/2017
Riesce comunque in pochi minuti a riprendersi ed a trascinarsi, attraversando il suggestivo centro storico di Chiavenna, all’ottimo Ristorante Passerini, del quale si ricorda da visite passate in questa stagione i bei cesti di porcini all’entrata. Sembra però quest’anno i porcini abbiano risalito il percorso di Vasco Cesana al contrario essendo risultati abbondanti lungo il tragitto all’inizio dell’itinerario ed assenti qui. Ci sono invece numerosi  i Pfefferlingen, insomma il mondo al contrario. O, semplicemente, mondi anche vegetali ed ambienti che si incontrano e comunicano tra loro lungo il percorso del long trek italo-svevo, percorrendo quella che da sempre mette in comunicazione il mondo germanico e latino: la Via Spluga. Come queste fettuccine ai Finferli con i quali Vasco chiude in bellezza questa lunga, faticosa ma infine appagante giornata.


Dati del tracciato a fine giornata (stimati dato che il GPS si è scaricato a qualche km dall’arrivo): percorsi a piedi km.24, partenza ore 10 – arrivo a Chiavenna alle 20,20,  - dislivello 350 m. up, 1300 m down, calorie consumate tante, percorso da considerare di una certa difficoltà per possibili interruzioni del sentiero, qualche tratto con segnalazioni carenti e roccette da percorrere con attenzione se si ha uno zaino pesante.


Long trek italo-svevo - day 9 - 20/8/2017


lunedì 29 luglio 2019

Day 8: Lungo la via Spluga da Splügen a Isola

Lungo la via Spluga - 19/8/2017
Vasco Cesana inizia bene la giornata con un’ottima colazione al Bodenhaus, incluso servizio al tavolo di uova al formaggio e speck. Fiducioso nell’affidabilità svizzera decide di far trasportare lo zaino dall’efficiente servizio previsto lungo tutta la via Spluga che consente ai camminatore di inviare i bagagli all’albergo successivo utilizzando il servizio di bus pubblici elvetici. Importante, anzi vitale, è però la scelta del bagaglio da portarsi lungo il tragitto dato che lo aspetta una tappa in quota. Si porta al seguito nella borsa a tracolla felpa e ricambi oltre a tutte le restanti razioni K. Ottiene assicurazioni che lo zaino, al costo di CHF.15, arriverà sicuramente alla locanda Cardinello di Isola già prenotata per la notte e si incammina sentendosi molto leggero. Il tempo fuori volge al brutto e guardando in alto non gli viene affatto voglia di salire oltre i 2000 metri previsti per valicare lo Spluga.

Walking in the clouds 1 - via Spluga 19/8/2017
Tirate le 10 senza miglioramenti sul fronte meteo, non gli resta che partire. Diamine, non può mollare proprio oggi quando si raggiunge il punto più alto del long trek! Dopo una mezzora di ascesa asciutta, comincia una pioggerella che si infittisce progressivamente fino a diventare scrosciante. Con una salita a passo di carica su un tratto scoperto Vasco infine si ripara per un bel po’ sotto un ombroso abete. Non è passata nemmeno un’ora ed è completamente bagnato dovendosi già cambiare la prima maglietta. Salvifici, con l’aria che via via si fa più pungente, la felpa ed il giubbetto in materiale tecnico.

Walking in the clouds 2 - via Spluga, 19/8/2017
Riprende con la pioggia in diminuzione ed ormai in quota, oltre il limite del bosco, il sentiero si amplia su pratoni e rocce con bei passaggi ricostruiti del selciato originario della via Spluga. Ci sono tratti nebbiosi tra le nuvole basse ma Vasco vedendo l’altimetro superare di slancio quota 2000 si rincuora e si compiace del suo buon passo in salita. Arriva ai 2113 mslm del passo Spluga sferzato da folate di vento freddo e umido in buone condizioni e piuttosto velocemente. Gli è sembrato invece più lungo del previsto il percorso poi fino a Montespluga che raggiunge solo alle 13,30, giusto in tempo per rifocillarsi all’Hotel Posta, famoso per la sua fornita enoteca di alta quota. Si gusta un bel piattone di salumi e formaggi locali accompagnati da un paio di bicchieri di buon Sassella Conti Sertoli Salis. 
In avvicinamento al confine - via Spluga 19/8/2017

m.2113, il punto più alto del long trek italo-svevo - Passo Spluga 19/8/2017


L'abitato di Montespluga con l'Albergo Posta, 19/8/2017



Il lago di Montespluga, 19/8/2017

Riparte con la dovuta calma, gustandosi le schiarite che illuminano furtivamente il lago e le alture circostanti amplificandone la profondità ed i contrasti. Incamminandosi lungo il bordo lago Vasco pensa che questo luogo abbia sempre qualcosa di speciale.




Una (breve) schiarita sul lago di Montespluga - 19/8/2017

L'abitato di Montespluga visto dal lago - 19/8/2017

Il sentiero della via Spluga lungo il lago, 19/8/2017
Sul magnifico paesaggio però a poco a poco calano nuvole minacciose. Inizia a piovere intensamente e Vasco cerca riparo in un angolo della cabina elettrica sulla diga leggermente protetta. Non ci sono altri ripari e lì decide di rimanere aspettando che spiova. Il sentiero del Cardinello, l’unico tratto di roccia un po scoscesa lungo l’itinerario, lo guarda inquietante e la pioggia si trasforma in temporale con tuoni e fulmini, cosa sempre non troppo rassicurante a 2000 metri in montagna. Vasco si chiede se la cabina elettrica sia un buon posto per proteggersi dai fulmini e si autoconvince che lo sia senza farsi troppe domande. Rimane li un buon 45’ fumandosi ben tre sigarette e poi decide di recarsi al rifugio Stuetta, distante circa 1 km, per valutare il da farsi. Esclusa per ora la discesa del Cardinello tra i fulmini rischiando di fare la fine in versione estiva dei soldati napoleonici  del generale Mac Donald. Allo Stuetta si beve un the caldo con gli avventori che gli fanno un sacco di domande sul percorso fatto dalla Germania. Una quasi compaesana, in nome dell’onore brianzolo,  lo sprona a proseguire e a non cedere prendendo il comodo bus che passerebbe di li dopo un’oretta. Un sedicente meteorologo montano locale gli fa notare che la pioggia ora si è fatta “trasversale” segno che il temporale sta passando. In effetti poco dopo si manifestano delle interessanti schiarite e Vasco decide di partire tra il plauso dei presenti. 
All'inizio della gola del Cardinello, 19/8/2017
Un tratto del sentiero del Cardinello visto dall'alto, 19/8/2017

Deve procedere con molta attenzione ma velocemente, sono le 17,30 e per scendere ad Isola deve fare ancora un dislivello in discesa di 600 metri e circa un paio d’ore di cammino. Non rassicuranti le previsioni di temperatura per una eventuale notte all’addiaccio: 1 (un) grado. Il sentiero del Cardinello, il “cardine” della linea di comunicazione italo-sveva, in sé non è difficile e le ferrate presenti sono più che altro a protezione in caso di neve o ghiaccio. E’ un percorso comunque impervio, oggetto di continui rifacimenti e modifiche nel corso dei secoli, e si cammina costeggiando una profonda gola. Vasco lo percorre con attenzione, rinfrancato dal fatto che le rocce scure si sono rapidamente asciugate alle prime schiarite. Assolutamente necessarie in questa tappa le racchette.

Costeggiando la gola del Cardinello, 19/8/2017

Il sentiero del Cardinello visto dal basso, 19/8/2017

Isola si profila in lontananza, 19/8/2017

Arrivando ad Isola, 19/8/2017

Il Cardinello in effetti passa piuttosto velocemente mentre gli risulta piuttosto interminabile il successivo percorso fino a Isola. Gli sembra anzi che dopo il Cardinello le segnalazioni della via Spluga allunghino il percorso facendolo transitare dal lato destro della valle, in zona più rocciosa e scoscesa e non su quello sinistro, dove nota un sentiero/strada molto piu larga e diretta. Infine Isola appare, ad un Vasco ormai stremato, in lontananza, quasi un miraggio. Arriva alla locanda Cardinello di Isola alle 19,30 accolto dal simpatico gestore Sig. Martino, che si è premurato di recuperare lo zaino di Vasco alla fermata del bus. Ottimo. A cena lo aspetta un bel piatto di pizzoccheri nelle due versioni chiavennasche (con gnocchetti) e tradizionali valtellinesi. Anche lo spezzatino con polenta è un toccasana così come un buon Braulio Riserva millesimato a fine pasto. Molto bene, pensa Vasco, crollando. 

Dati Garmin alla fine del day 8:
Partenza da Splugen alle ore 10 – arrivo ad Isola alle 19,30 - km. percorsi 21 inclusa deviazione per Stuetta – Altitudine minima 1280 mslm, altitudine massima 2113 mslm (“Cima Coppi” del trek) Dislivello in salita m.850 – dislivello in discesa m.930. Calore consumate riportate 1700, molte comunque anche in entrata. Ndr: tappa per Vasco abbastanza al limite date le condizioni meteo, senza l’invio dello zaino probabilmente non ce l’avrebbe fatta… 

clicca qui per andare al day 7 del long trek italo-svevo

Pizzoccheri nelle due versioni chiavennasca e valtellinese, Locanda del Cardinello 19/8/2017