venerdì 17 settembre 2010

Giovani samurai, vecchie storie: Aizu Wakamatsu

Limori Yama, Aizu Wakamatsu, Giappone 15/8/2010
(segue “Alla scoperta dell’Honshu settentrionale, Giappone”)

Risalendo Honshu in direzione della costa occidentale dell’isola Vasco Cesana e consorte visitano Aizu Wakamatsu. La cittadina è famosa in Giappone per le vicende dei samurai che avevano il loro baluardo nel castello di Tsuruga che ancor oggi torreggia non lontano dal centro di Aizu. Non è altrettanto famosa al di fuori del Giappone e ben pochi occidentali capitano da queste parti. Le indicazioni in caratteri latini cominciano qui a rarefarsi e Vasco deve iniziare a cercare di decifrare le indicazioni delle località dagli ideogrammi in giapponese. Un esercizio nel quale dovrà sempre più applicarsi nel corso del viaggio in Honshu settentrionale. Come molte città giapponesi Aizu al primo impatto appare un po’anonima. Vasco, che nei suoi viaggi non disdegna anche la “normalità” della vita dei paesi che visita, ha imparato che, soprattutto in Giappone, spesso le cose più interessanti e suggestive sono tutte da scoprire. Qualche volta, anche a causa della lingua e della difficoltà ad orientarsi, non si trovano. Altre volte si trovano ma sono in ristrutturazione: come il castello di Tsuruga, attrattiva principale di Aizu, che trova impacchettato come se fosse sottoposto a sequestro giudiziario (la ristrutturazione termina a fine 2010). Gli interni sono aperti ma non li ha trovati molto interessanti.

Ad Aizu Vasco e consorte sperimentano due particolarità del viaggiare in Giappone che vanno tenute presenti quando si viaggia in località di provincia:
1) Pernottare in un “budget” hotel delle catene presenti in molte località del paese, in genere vicino alle stazioni. Ad Aizu Vasco pernotta al locale Toyoko Inn, prenotabile via Internet in inglese, che trova essere un buon esempio di razionalità ed economicità (circa €.60 la doppia) offrendo, in spazi ristretti ma dignitosi, tutto quello che serve al viaggiatore: micro bagno con doccia, postazioni internet gratuite, lavatrice ed asciugatrice, caffè ed acqua gratis, efficiente condizionamento.
2) Rimanere senza soldi. In Giappone, fuori dalle rotte più battute, è difficile cambiare o prelevare contanti: il pagamento con carte di credito non è diffuso e le carte non sono riconosciute dal 90% dei bancomat, con l’eccezione di quelli delle poste (aperti solo in orario d’ufficio) e di poche banche. Non esistono inoltre uffici cambio da nessuna parte e molte banche non cambiano valuta straniera. Necessario quindi premunirsi, soprattutto nei weekend.

Girovagando per Aizu Wakamitsu nella tranquilla calura di una domenica pomeriggio agostiana Vasco arriva infine ai piedi della collina di limori yama, a circa un km dalla stazione.

Risalendo ai lati della gradinata incrocia un bel tempio buddista in legno con all’interno una scala a spirale dagli echi “leonardiani”, che gli ricorda vagamente quella del castello di Chambord nella Loira. Interessante.

Salendo ancora arriva al luogo dove, durante la guerra civile boshin, nel 1868, diciannove giovani samurai in età adolescenziale, chiamati poi “Tigri Bianche (Byakkotai)”, sulla via del castello di Aizu, credettero di vederlo in fiamme e perduto e praticarono il Seppaku, il suicidio rituale trafiggendosi con la spada per salvare l’onore. Peccato che il castello quella volta non fosse ancora caduto e quelle che bruciavano erano solo delle sterpaglie….

Questo sacrificio inutile, ma intriso di ingenuo eroismo, colpì moltissimi negli anni successivi la nazione e Vasco si immagina che possa avere avuto magari qualche influsso, qualche decennio dopo, attraverso l’immaginario popolare, nelle azioni suicide dell’esercito giapponese quando la seconda guerra mondiale volse al peggio. D’altra parte il suicidio, la morte come purificazione ed il valore dell’onore sono parte delle antiche tradizioni culturali giapponesi. Una qualche reminescenza di tutto questo echeggiava anche negli slogan dei movimenti studenteschi del 1968: se in Francia negli scontri alla Sorbona ci si appellava alla mobilitazione con “Ce n’est qu’un début continouns le combat” lo slogan degli studenti giapponesi dell’Università di Tokyo assediata dalla polizia era “Moriremo meravigliosamente” (cit. in “Lezioni spirituali per giovani samurai”, di Yukio Mishima, Feltrinelli 1988 – per inciso, l’autore si suicidò secondo la formula rituale nel 1970).
Aizu Wakamatsu: le tombe dei giovani samurai Biakkotai 15/8/2010

Arrivando al luogo del sacrificio dei Biakkotai Vasco viene assalito, nonostante la calura, da qualche brivido: i 19 giovani samurai sono lì, avvolti dal tranquillo verde della collina, allineati nelle loro tombe di pietra e uniti per sempre. Sul luogo aleggia la nube soffice e profumata degli incensi che, con atti di venerazione, vengono accesi in continuazione dai visitatori di oggi. Molti sono adolescenti come loro. Dietro, altre pietre ricordano altri giovani caduti non si sa bene in quali altre battaglie. Poco più avanti svetta una grande aquila di pietra che si appoggia su una colonna romana, sulla quale, intonsa, è riportata una scritta, in italiano, che arriva direttamente dall’Asse Roma-Berlino-Tokyo, con il tono tipico dei bollettini dell’Istituto Luce durante il ventennio: “S.P.Q.R.: nel segno del littorio Roma, madre di civiltà, con la millenaria colonna, testimone di eterna grandezza, tributa onore imperituro alla memoria degli eroi di Byakkotai, anno MCMXXVIII, VI”.

Solo Vasco, in quanto unico visitatore italiano del luogo, forse da molto tempo a questa parte, magari dal 1928, può cogliere i significati storici della scritta: nella spiegazione in giapponese, stranamente tradotta in inglese, si fa riferimento infatti genericamente ad una colonna romana antica donata dai cittadini di Roma agli abitanti di Aizu, senza alcuna contestualizzazione storica…

Osservando l’aquila littoria da un lato e, dall’altro, le tombe dei giovani samurai Vasco Cesana si appunta una sorta di haiku, poco zen, che gli viene in mente pensando alla dichiarazione di guerra dell’Italia al Giappone verso la fine della seconda guerra mondiale dopo esserne stata alleata: “L’eroismo delle giovani tigri insieme celebrammo ma, quando tutto perdeste, guerra vi dichiarammo”.
Perdendosi nel pensare ai percorsi storici che hanno portato due culture così lontane ad incrociarsi nel XX secolo lasciando delle tracce proprio qui, Vasco si compiace del fatto che questa Aizu Wakamitsu, dietro le sue parvenze un po’ anonime, ne ha però di storie da raccontare…..

(segue) Aizu Wakamatsu, monumento ai Biakkotai fatto edificare dagli italiani in epoca fascista 15/8/2010

domenica 5 settembre 2010

Alla scoperta dell'Honshu settentrionale, Giappone

.

"Listen! a frog

Jumping into the stillness

of an ancient pond!"
(Matsuo Basho, 1686, cit. in "A Haiku Journey", ed. Kodansha International, 2002)


Tokyo, Narita International Airport, ore 8,15, 12 agosto 2010: per la seconda volta Vasco Cesana e consorte sbarcano in Giappone. Questa volta l’itinerario sarà volto alla scoperta di alcuni posti non battuti dal turismo internazionale, nell’Honshu settentrionale seguendo un po’ il percorso tracciato nel ‘600 da Matsuo Basho, poeta-pellegrino, mirabilmente descritto in uno dei più straordinari diari di viaggio di sempre, “The Narrow Road to the Deep North”, dove i luoghi diventano spunto per brevi componimenti poetici, di ispirazione zen, gli Haiku.

Panorama di Tokyo con sullo sfondo il Monte Fuji Tokyo, 12/8/2010

Diversamente da Basho, che percorse l’itinerario a piedi, Vasco lo affronterà in treno, con l’ausilio dell’ottimo JR Pass, l’abbonamento, disponibile solo per i visitatori stranieri, che consente di percorrere in lungo e in largo il paese senza costi aggiuntivi, approfittando della più efficiente rete ferroviaria del pianeta. Per attivarlo, è necessario presentare, una volta in Giappone, il voucher precedentemente acquistato in Italia. E’ consigliabile attivarlo direttamente all’arrivo all’aeroporto Narita, cosa che consente di usufruire dell’abbonamento già per il trasferimento in centro città prendendo il Narita Express. Il costo, 45100 Yen, pari a €.400 per l’abbonamento di durata di due settimane, è lievitato rispetto al precedente viaggio del 2008 del 40% per effetto della rivalutazione dello Yen sull’Euro. Il costo però si ammortizza molto velocemente ed assistere al dispiegarsi della geometrica potenza organizzativa e tecnologica dei treni giapponesi vale, secondo Vasco, già di per sé il prezzo del biglietto.

L’approdo all’aeroporto Narita è già un primo assaggio di sana efficienza giapponese: dallo sbarco dall’aereo, un sorprendente A330 Enhanced nuovo di zecca messo in funzione nel luglio 2010 da Alitalia sulla Milano-Tokyo, all’arrivo alla stazione del treno intercorrono 12 minuti, nei quali sono inclusi uno screening medico, il controllo passaporti, ora pure con rilevazione di impronte digitali e foto, il rilascio del visto, i controlli doganali, una sosta in bagno, il prelievo bancomat ATM, gli spostamenti interni all’aeroporto, il ritiro dei bagagli senza alcuna attesa, una mezza dozzina di inchini dal sorridente personale di servizio dell’aeroporto: Welcome to Japan!

Omotesando Tokyo, 13/8/2010

La visita di Tokyo questa volta si limita ad una giornata e mezza dedicata ad un paio di quartieri precedentemente non visitati: Shibuya, non certo il quartiere più interessante di Tokyo e Rappongi con ascensione alla Tokyo Tower al tramonto, ottima cena sushi con menu degustazione a 35 euro inclusivo dell’eccellente sushi di riccio di mare (sea urchin in inglese) e successiva passeggiata serale nell’interessante movida della zona.


Nikko, Porta Yomeimon 14/8/2010

Nikko, zona del Tayuin-byo 14/8/2010

La prima tappa nell’Honshu settentrionale del viaggio è Nikko, a circa due ore di treno da Tokyo. Circondata da magnifiche foreste d’alto fusto, fiumi, laghi ed onsen Nikko ospita alcuni importanti templi e monumenti costruiti sotto l’impulso dei più potenti Shogun dell’epoca Edo, i Tokugawa. La visita della zona dei santuari e dei siti monumentali di Nikko, in particolare gli imponenti Toshu-gu e del Tayuin-byo, richiede circa una giornata e va programmata al di fuori dei weekend, in particolare estivi, quando l’affollamento di visitatori da Tokyo può essere eccessivo. Se li avesse trovati congestionati e assediati dal traffico forse anche Basho avrebbe fatto fatica a trovare ispirazione per i suoi Haiku. La bellezza dei dintorni, la presenza di numerose località ed alberghi onsen e la temperatura leggermente più fresca che a Tokyo rendono comunque la zona di Nikko molto piacevole e Vasco fa un po’ fatica a capire perché quasi tutti i turisti la visitino con una escursione in giornata da Tokyo e non si fermino di più. Lui e consorte ci passano due giorni facendo base nei dintorni di Kinagawa Onsen, località un po’ decentrata ad una ventina di minuti da Nikko, presso il Ryokan Funamisou. L’albergo è un mix tra il tradizionale Ryokan, con le camere dove si dorme sul tatami, si gira in ciabatte e si passeggia con gli zoccoli vestiti con la yukata, ed alcune infrastrutture moderne stile pensione. Ha dei veri bagni onsen di acqua calda termale con un piacevole rotemburo (bagno all’aperto), che si affaccia sul fiume di fronte ad una cascata. Incredibilmente, il gestore dell’albergo parla un perfetto italiano avendo lavorato per 15 anni a Milano! La cena, servita nel locale tradizionale, è piuttosto buona in particolare quando viene servito il sashimi di orata ed un polpo in agrodolce veramente ottimo. Vasco, che in genere si cala molto velocemente nelle abitudini gastronomiche dei paesi che visita, ha questa volta gustato anche la colazione preparata secondo gli usi locali: un bel trancio di salmone al forno, un cubo al gusto di frittata, saporitissimi funghetti “mignon”, riso arrotolato nelle alghe e per chiudere una zuppa di miso alle cozze. Alle 7,15 di mattina. (segue)

Nikko: "O holy, hallowed shrine!

How green all the fresh young leaves

In thy bright sun shine!

Matsuo Basho, 1686, "A Haiku Journey, Basho's Narrow Road to a Far Province", ed. Kodansha International, 2002)