domenica 14 novembre 2010

Sulla via del ritorno: Osaka e il Manzo di Kobe

Osaka, quartiere di Dotombori 23 agosto 2010

(segue “Alla scoperta dell’Honshu settentrionale, Giappone”)

“How hot the sun glows,
Pretending not to notice
An autumn wind blows!”
(tratto da “A Haiku Journey, Basho’s Narrow Road to a Far Province” traduzione in inglese di Dorothy Britton, ed. Kodansha 2002)

Matsuo Basho scrisse questo haiku lasciando, nel 1689, Kanazawa, una delle sue ultime tappe sulla via del ritorno dall’Honshu settentrionale e dalla sua “Narrow Road to a Far Province”.


Anche per Vasco Cesana e consorte Kanazawa è stata l’ultima località visitata tornando dall’Honshu settentrionale sulla via per Osaka, il Kansai International Airport ed il volo di ritorno per l’Italia. Sostano comunque due notti a Osaka, pernottando allo Swissotel Nankai presso la Namba Station, proprio in mezzo ad uno dei quartieri più vivaci di Osaka, che ospita una movida tra le più strambe del Giappone in un caleidoscopio di luci, locali e fauna umana veramente variegata. Da vedere. E’ una buona zona anche per un giro di shopping prima del ritorno. Il posto da perlustrare alla ricerca di affari è Daiso, il negozio con tutto a 100 Yen (attualmente pari a circa 90 cent. di Euro) che in questo quartiere di Osaka offre ben 5 piani di ogni genere di mercanzia, dai pupazzi al set completo di stoviglie per la casa. Se si è fortunati si possono trovare anche servizi da the ed altri generi casalinghi in stile giapponese veramente interessanti.

La vita notturna è molto pulsante e ci sono diversi ristorantini di tutti i tipi. Vasco ha provato qui uno dei locali dove il menu è costituito esclusivamente da spiedini (kushikatsu) dove i giapponesi vanno di solito per accompagnarli alla birra.
Per gli occidentali in Giappone, anche nelle grandi città come Osaka, è sempre difficile capire, nell’ordine: 1) se il locale è un ristorante; 2) di che tipo di ristorante si tratti (ci sono decine di tipi di ristoranti specializzati in particolari tipi di preparazioni); 3) se è il ristorante che si sta cercando. Vasco, dopo varie ricerche e verifiche, ha provato qui il ristorantino, in Italia si direbbe un’osteria in senso tradizionale, ITOKU, in fondo a Dotombori dove la scelta di spiedini fritti da assaggiare era sterminata, dalle uova di quaglia alle capesante, dalla salsiccia piccante ai gamberoni, dai funghi ad una quantità di verdure, sbranando un totale di ben 26 spiedini in mezz’ora accompagnati da due bei boccali di ottima birra Asahi alla spina ghiacciata. Una cena molto appetitosa, eccellenti in particolare gli spiedini di polpo fritto, per un conto inferiore ai 30 euro. Da provare assolutamente. Anche per l’insospettabile digeribilità del tutto.
Kushikatsu Osaka, 22 agosto 2010
Nelle vicinanze Vasco ha provato un classico dei divertimenti giapponesi, il karaoke, scoprendovi diversi aspetti interessanti. I locali sono, ovviamente, ben organizzati, la scelta dei pezzi musicali è facile e comprende tutti i classici del rock, gli impianti stereo sono di alta qualità, la birra servita è ottima e si può fumare all’interno liberamente. Unico neo, i video sugli schermi, con ridenti coppiette a passeggio in un giardino giapponese fiorito che accompagnano, ad esempio, Sweet Emotions degli Aerosmith. Dopo un inizio un po’ incespicante sui Police ed Elton John, Vasco, alla quarta birra Asahi della serata, infila una esecuzione quasi degna di Grace Slick di White Rabbit dei Jefferson Airplane. O almeno così gli è sembrato.

L’ultimo giorno di Vasco in Giappone doveva essere rivolto alla visita del Castello di Himeji a circa un’ora di treno da Osaka ma in albergo gli dicono che anche questo castello, che si dice essere il più bello del Giappone, risulta chiuso per ristrutturazione e verrà riaperto nel 2011. Il castello di Osaka, visitato come sostitutivo, comunque è stato superiore alle aspettative e con interessanti ricostruzioni storiche, in particolare quella della battaglia finale tra i clan di Toyotomi e quello poi vincente dei Tokugawa. Se per forza maggiore Vasco ha dovuto rinunciare al castello di Himeji ad un’altra attrattiva della zona non ha voluto assolutamente rinunciare: il Manzo di Kobe. Fin dai tempi del primo viaggio in Giappone Vasco voleva provare questa carne leggendaria che si vuole essere il risultato di allevamenti selezionatissimi condotti coprendo di attenzioni i manzi, foraggiandoli con speciali alghe marine, abbeverandoli a birra e massaggiandoli continuamente. Vere o no che siano queste storie quello che è certo per Vasco è che questa pregiata carne, il cui prezzo può arrivare nell’ordine dei 100 euro all’etto, l’aveva sempre incuriosito, essendo attirato dalla particolare disposizione “diffusa” dei grassi, in quella che viene chiamata la “marmorizzazione” delle carni. Prenota così una cena con un menu a base di Kobe Beef al ristorante Minami dello Swissotel, un ristorante di tipo Teppanyaki, cioè specializzato in carni e pesci alla piastra, di alto livello.

Teppanyaki Minami Osaka, 23 agosto 2010

Vasco Cesana assaggia il suo primo manzo di Kobe in versione sashimi, con alcune fettine sottili crude servite con verdure e salsa di soya. Afferra con i bastoncini la prima fettina, ne osserva il bel colorito rosso e ne legge la trama di filigrane di grasso che la attraversa. Non la intinge in nessuna salsa e la porta alla bocca lentamente, adagiandosela con deferenza. Il manzo si culla nel palato, quasi come se cercasse un ultimo massaggio, sciogliendosi con discrezione e persistenza. La portata principale è la Tenderloin steak di manzo di Kobe, una bistecchina di non più di 100 grammi che viene solo scottata per meno di un minuto sulla piastra. Una cottura più lunga sarebbe delittuosa perché ne avvilirebbe le proprietà, compromettendo il faticoso e raro equilibrio di grassi che la caratterizza. Il passaggio sulla piastra rende il manzo leggermente più aggressivo, ma subito la carne si adagia liberando la morbidezza dei grassi che avvolgono il palato con seduttiva persistenza. Veramente notevole. Da provare, nonostante il costo del menu nell’ordine dei 150 Euro e le quantità un po' ridotte. Ringraziando il cuoco ed accomiatandosi dal ristorante e, poche ore dopo, dal Giappone, ripensando all’itinerario che l’ha portato sul percorso di Basho nell’Honshu settentrionale per terminare qui, nel Kansai, al cospetto del Manzo di Kobe, Vasco Cesana, dedica a quest'ultimo un piccolo componimento, che questa volta rispetta alcuni dei requisiti metrici degli haiku:

“Fettine sottili
avvolgeste il palato
di mille massaggi”

Manzo di Kobe servito crudo al Ristorante Minami Osaka, 23/8/2010

sabato 6 novembre 2010

Un bento box a 300 km/h: da Aamori a Kanazawa

Dallo Shinkansen per Tokyo Giappone, 20/8/2010

(segue “Alla scoperta dell’Honshu settentrionale, Giappone”)

Andare in treno da Aamori, nell’estremo nord dell’Honshu, a Kanazawa, nella parte centro meridionale dell’isola, è un po’ come andare, in Italia, dall’altoatesina Dobbiaco alla pugliese Peschici. Se fatto in treno, un tragitto che in Italia farebbe tremare i polsi anche al più affezionato dei clienti delle FS. In Giappone, invece, il percorso, che richiede oggi almeno quattro cambi di treni, può essere affrontato con un sereno approccio zen. Dal 4 dicembre 2010 inoltre, come pubblicizzato ovunque, Aamori sarà collegata con treni proiettile Shinkansen direttamente a Tokyo, cosa che modificherà di molto la fruibilità della parte più settentrionale dell’Honshu che ancor oggi risulta piuttosto decentrata. Vasco Cesana e consorte percorrono le tratte Aamori-Hachinohe, Hachinohe-Tokyo, Tokyo-Maibara, Maibara-Kanazawa partendo alle 9,46 ed arrivando a Kanazawa alle 18,53 esattamente all’ora prevista. I ritardi per tratta sono stati inferiori ai 5” (secondi) consentendo di prendere con assoluta tranquillità anche coincidenze con un intervallo di pochi minuti. Un servizio perfetto nel contesto di una profusione di inchini e sorrisi del personale di bordo e di una precisione maniacale nella pulizia, nell’assegnazione dei posti e nella organizzazione degli imbarchi. Sullo Shinkansen per Tokyo, guardando il paesaggio sfrecciare dal finestrino ad una velocità nell’ordine dei 300 km/h, Vasco scopre anche la bontà dei bento box venduti in carrozza: c’è perfino un nome apposito per questi pasti serviti sui treni, Ekiben, offerti in speciali contenitori tipici delle località attraversate nel quale vengono dispiegate con eleganza le specialità del posto. Un po’ come se, partendo da Dobbiaco, le FS servissero i canederli ed, entrando in Puglia, offrissero le orecchiette con le cime di rapa. Vasco assaggia così il Kokeshi-Bento, servito solo sugli Shinkansen in partenza da Morioka, lasciandosi affascinare dall’estetica golosa di questi cibi che viaggiano a 300 km all’ora ma che arrivano da tradizioni culturali e gastronomiche millenarie.
Stazione di Kanazawa (foto della consorte) 21/8/2010
Castello di Kanazawa 21/8/2010

Giardini di Kenroku-en Kanazawa, 21/8/2010

Monaci scintoisti in visita ai Kenroku-en (foto della consorte) Kanazawa, 21/8/2010
Kanazawa viene promossa dagli uffici del turismo locale come un esempio di mirabile integrazione, anche urbanistica, tra modernità e tradizione. Vasco trova che, per una volta, i messaggi di promozione turistica corrispondono alla realtà: i quartieri centrali moderni sono molto piacevoli, con ampi marciapiedi, viali alberati, panchine, insomma molto ben tenuti ed ospitali. L’esempio migliore di architettura moderna funzionale e gradevole è la stazione: un monumento alla razionalità ed alla comodità coniugato in un complesso esteticamente azzeccato. Dai binari si entra direttamente in una ampia area, con i servizi allineati a bar, negozi e ristoranti dalla quale si esce poi in una piazza dove troneggia un Tori stilizzato ed intorno al quale si sviluppano due cerchi dove si dispongono con ordine e cronometrico via-vai in uno i bus e nell’altro i taxi, con a lato una lunga fila di biciclette a noleggio ed intorno alla piazza hotel e shopping center. Le auto private sono praticamente scomparse da questo contesto urbano evoluto in quanto semplicemente inutili. I quartieri tradizionali, i tre quartieri delle geishe (Chaya-gai), quello dei samurai ed altri sono piuttosto piccoli ma molto ben tenuti.
A Kanazawa c’è anche uno dei tre giardini considerati più belli del Giappone il Kenroku-en, da visitare, preferibilmente non nei weekend, quando c’è molta gente. Pur essendo molto suggestivo secondo Vasco non raggiunge il fascino assoluto di alcuni giardini di Kyoto.
Ragazza in viaggio con topolino (foto della consorte) Kanazawa, 21/8/2010

quartiere di Higashi Chaya-gai (foto della consorte) Kanazawa, 21/8/2010

Anche questa volta a Kanazawa, come due anni prima a Kyoto, Vasco non riesce a vedere neanche una geisha. Non riesce neppure a cenare al ristorante Zeniya, uno dei più celebrati del Giappone, guidato dal noto cuoco Shinichiro Takagi. Un po’contrariato, Vasco si avvia in serata, insieme alla consorte, verso l’hotel. Casualmente, si imbattono, ormai non lontani dalla stazione, in una festa di celebrazione del tempio scintoista del quartiere, dove, unici occidentali, assistono ad una sfilata di donne in kimono che cantano accompagnate da flauti e delicate percussioni. Uno spettacolo di vero esotismo orientale. La moderna stazione è la, ma antiche note tradizionali echeggiano nell'aria umida di fine agosto. Le donne e le ragazze presto si sfileranno i loro kimono per rimettersi le loro minigonne ed abiti griffati. Ancora modernità e tradizione. Ancora fascino.

(segue)

Passeggiata serale per Kanazawa (video della consorte) 21/8/2010