giovedì 5 luglio 2007

Sfrecciando sotto le antiche Mura


Le Mura Aureliane in prossimità di via C. Colombo, marzo 2009

Le Mura Aureliane, in gran parte originali del secondo secolo dopo Cristo, sono il simbolo della grandezza di Roma ed allo stesso tempo di una certa sua indifferenza che contagia anche gli stessi visitatori. Si passa dalle Mura Aureliane, ad esempio oltrepassandole percorrendo la via Cristoforo Colombo verso l’Eur o il mare, senza farci neanche caso, come si transita davanti al Palazzo della Regione o alla vecchia fiera di Roma. Vasco le oltrepassa spesso quando va al lavoro in macchina o quando nei suoi weekend romani va al mare o a mangiare il pesce ad Anzio. Certo, il colpo d’occhio della Cristoforo Colombo che valica le mura nella prospettiva delle rotonde ombrosità delle centinaia di Pini ad Ombrello che avvolgono ed accompagnano i passanti è magnifica. Peccato che l’attenzione di Vasco non possa distogliersi dal traffico e dalle pericolosissime immissioni di veicoli nelle corsie centrali di accelerazione e dallo sfrecciare degli scooter che appaiono alle sue spalle come siluri inaspettati che si infilano a velocità mostruosa nei pertugi tra le auto. Vasco prova però ad astrarsi per un attimo dal flusso del traffico: di fianco a lui si dipana una cinta muraria che duemila anni fa cingeva l’Urbe poco dopo aver raggiunto il culmine del suo massimo splendore e potenza. La fortificazione è perfetta, l’alternarsi delle torri e delle porte che introducono alle grandi strade consolari verso l’Impero segue regole geometriche e di proporzioni rigorose. La costruzione è robusta ed edificata da mani e progettisti capaci tanto che in gran parte è rimasta intatta e solida ancor oggi. All’indomani della loro costruzione, quasi duemila anni fa, la loro vista incuteva, a chi ne arrivava al cospetto, timore, sottomissione, rispetto, curiosità od attesa per scoprire le meraviglie della città che custodivano. Alla loro vista le legioni, di ritorno dalle loro campagne, dovevano fermarsi per non apparire minacciose dell’ordine stabilito. Una volta ottenuto il beneplacito del Senato potevano infine sfilare di fronte al popolo romano con i loro trofei, allori e trombe celebrative. Nel corso della storia e dei suoi rivolgimenti si sono più volte rivoltate contro chi dovevano difendere trasformandosi sempre da baluardo difensivo a strumento di consolidamento degli usurpatori. Sono state in fondo poco utili ai fondatori perché la città era ancora troppo potente per essere attaccata quando furono costruite e troppo grandi da difendere quando la città si fece più debole. E così i Visigoti di Odoacre vi entrarono facilmente facendone poi una loro difesa contro gli altri popoli barbarici che invadevano le spoglie di quello che ormai non era più l’impero romano. Molti secoli dopo alcune delle loro estensioni papali intorno al Gianicolo si sono trasformate nell’estrema linea di difesa degli eroi della Repubblica Romana dall’esercito francese arrivato in appoggio al Papa scacciato dalla città. Solo 22 anni più tardi però le mura aureliane dovevano questa volta difendere lo Stato Pontificio dalla minaccia dei Piemontesi che infine le sfondarono senza troppi problemi militari nella Breccia di Porta Pia. Il mondo era cambiato e nessun esercito intervenne questa volta in difesa del Papa. Le mura avevano perso ormai qualsiasi significato politico-militare e, qualche decennio dopo, un gerarca fascista, Ettore Muti, dentro una delle loro porte, forse la più scenografica, Porta San Sebastiano, fece insediare la sua residenza-garconniere. Tutte queste e migliaia di altre storie si annidano nelle possenti mura di Roma, nell’indifferenza dei passanti su due e quattro ruote. Ma, forse, è proprio per questa indifferenza, questa convivenza un po’ casuale con le vestigia di un passato denso di storie, che rende gli innumerevoli luoghi storici di Roma, soprattutto i più dimenticati, più autentici che quelli di tante mete del turismo internazionale. Così Roma, e solo Roma, è l’unica grande capitale mondiale che conserva ancor oggi, quasi integralmente, la sua cinta muraria storica ricordando ai passanti, se solo si soffermano un attimo, quanto grandiosa fosse l’Urbe nell’antichità. Solo un attimo però, se no rischierebbero di essere travolti da un nugolo di scooter.

La Porta San Sebastiano, marzo 2009