mercoledì 26 ottobre 2005

Una tipica domenica su al Nord

Una tipica domenica nordica di inizio autunno: vento sferzante, scrosci prolungati di pioggia, densi nuvoloni nerastri che passano rapidamente lasciando il posto a più o meno brevi schiarite, durante le quali esplodono i colori del cielo, delle nuvole ed il mare diventa una tavolozza di colori che vanno dal verde, al cobalto, al blu al grigio, percorsa da possenti ondate che si infrangono una con l’altra. Là, nella Manica, i grandi cargo diventano fuscelli in balia delle onde. A riva, i nordici si industriano in passatempi che ben pochi italici potrebbero solo immaginare: wind e kite surf sfilano veloci nella burrasca.

Da italico delle alte pianure, Vasco Cesana è guardingo nell’approcciare i poderosi agenti atmosferici nordici: si sveglia alle 8, sbircia il grigiore, sente il vento soffiare e la pioggia cadere, torna a letto. Alle 9 intravede l’azzurro farsi largo nel cielo; allora si sveglia e, con calma, fa colazione, infastellando il programma della giornata davanti ad una scodella di latte Aop proveniente dell’altopiano “Des Millevaches” nel Correze, un sapore, ed una presentazione, che profondono da soli ottimismo. Il programma della giornata deve essere come sempre scomponibile e ricambiabile in funzione delle imprevedibili evoluzioni atmosferiche. La sequenza scelta da Vasco è, Piscina, Foire aux Huitres con pranzo, passeggiata lungo la spiaggia ed il molo del Clipon. Prima, ancora un po’ di calma per far scendere la colazione, poi breve shopping per acquistare lo straordinario yoghurt nature fermier del piccolo negozio dietro casa, la solita baguette tradition dalle croccanti fragranze estinte nelle Gallia Cisalpina, l’edizione domenicale di Le Monde questa volta con allegato DVD di “Ottobre” di S.M. Eisenstein nell’edizione originale muta del 1927 con didascalie in cirillico sottotitolate in francese. Arriva infine alla piscina di Malo-Dunkerque alle 11. Paga con un intimo senso di godimento i soli due euro richiesti per una magnifica piscina olimpica di 50 metri con tutti i servizi e profusione di personale di supporto. Nuota per 15 vasche a stile libero e per 15 a rana, più 4 di allenamento misto. Non male, anche oggi la sua, remota, coscienza sportiva è a posto. Una ragione in più per visitare la Foire aux huitres, con calma, mentre una fitta pioggia batte i tendoni sistemati lungo una banchina dal porto. Poi, dopo qualche degustazione, opta per 12 Ostriche Belon top e 6 Fine de Claire n.6 accompagnate dalle immancabili fette di pane nero e da una necessaria bottiglia di giovane Muscadet Sur Lie. Pur bevendone meno della metà tanto basta per indurre una certa sonnolenza e farlo tornare sui suoi passi a casa per una pennichella pomeridiana non programmata che si protrae fino alle 16,30.



Waiting for the storm

Arriva infine al molo del Clipon alle 17. Lungo la strada incrocia Olivier, noto seawatcher del Mare del Nord che lo saluta con una faccia strana, come se dicesse Oh, les italiens..Sulla jeteé, che si protende per due km in mare aperto, i nordici sono ancora tutti là: una quindicina di francesi, una ventina di fiamminghi ed anche qualche inglese. Sono lì dalle 7 di mattina appollaiati lungo il muro per evitare le onde spinte dal vento contro la costosissima attrezzatura ottica. Si sono presi una decina di acquazzoni e di tanto in tanto sono coperti dagli schizzi delle onde. Ma nessuno si muove. Il vento è da Nord Ovest, forte, almeno di 70 km/h, il mare è in burrasca ma il cielo si sta schiarendo dando una splendida visibilità. Sono le condizioni ideali per l’osservazione degli uccelli marini in migrazione lungo la Manica, spinti sottocosta dal vento. Vasco, apprendista seawatcher pedemontano, viene informato che quella era stata una delle migliori giornate di passaggio degli ultimi anni, ed in quel solo giorno era passata dalla zona quasi l’intera popolazione di Stercorari Maggiori del Paleartico Occidentale, con oltre 1600 osservazioni. Nelle due ore scarse nelle quali rimane sul posto, anche lui, che non ha quasi mai visto un Petrel, osserva, tra gli altri, ben 13 Uccelli delle Tempeste di Leach, 15 Berte Minori Nordiche, un paio di Gabbiani di Sabine. Tornando, ormai all’imbrunire, il lungomare di Malo è un drammatico susseguirsi di chiaroscuri. La sera, uno degli appuntamenti sportivi televisivi più avvincenti lo aspetta: Francia – All Blacks di rugby in diretta dallo Stade de France. Finisce 24 a 11 per i kiwis, un po’ meglio per i galletti del 45 a zero dell’ultima volta. Per Eisenstein ed il suo Octobre sarà per la prossima volta.

Flying in the Storm, oche colombaccio in migrazione fotografate dal molo del Clipon, novembre 2005


Sera d'autunno a Malo les Bains, novembre 2006



giovedì 2 giugno 2005

All quiet on the western front: le tante battaglie di Dunkerque

Da sempre, la regione di Dunkerque è stata terreno di battaglia. In epoca moderna, nel 1792, le armate rivoluzionarie formate in gran parte da cittadini del Nord che avevano giurato fedeltà agli ideali di liberté ed egalité (Nous ne sommes pas da parjoures) vi sconfissero gli eserciti della coalizione internazionale della restaurazione salvando così la rivoluzione. Durante la prima guerra mondiale il fronte passava qualche km all’interno e, nei dintorni di Ypres poco dopo il confine belga, e nella battaglia della Somme, si combatterono alcuni degli scontri più sanguinosi. All’inizio della seconda guerra mondiale Dunkerque raccolse gli eserciti britannico e francese in rotta, inseguiti dalla armate tedesche, e diedero vita ad uno degli episodi più eroici, ed anche un po’controversi, della storia recente, con l’Operazione Dinamo e il salvataggio, con migliaia di imbarcazioni di tutti i tipi, le little ships, del corpo di spedizione britannico e di qualche reparto disperso di quello francese. La sensazione di smarrimento di quei giorni, di annullamento della Patrie e di tutto quello che si era conosciuto fino ad allora, dei soldati francesi arrivati sulle spiagge di Dunkerque, sono mirabilmente descritti da Robert Merle nel romanzo Weekend a Zuydcoote. Vasco Cesana, che di weekend a Zuydcoote ne ha fatti diversi, ma non fortunatamente quello tra il 24 maggio ed il 4 giugno 1940, se lo è letto d’un fiato prendendo il sole esattamente nel punto dove erano accampati i protagonisti, a duecento metri dal Sanatorium, che ancora oggi, uguale ad allora, sovrasta questo ampio tratto di spiaggia a qualche km da Malo. La sabbia di Zuydcoote che si insinuava tra le pieghe della bella rilegatura dell’edizione originale Gallimard del 1949 appagava la bibliofilia latente di Vasco. I resti di un’imbarcazione, affondata con tutta probabilità durante l’operazione Dynamo, che con la bassa marea riemergeva sulla spiaggia ne appagava la fervida immaginazione storica.

Bassa marea dalle dune tra Malo e Zuydcoote
Il Sanatorium di Zuydcoote

Resti del "Muro dell'Atlantico" presso Malo les Bains

Le visite, accompagnate dalle letture, dei luoghi storici e di memoria della prima e seconda guerra mondiale sono stati un appuntamento fisso dei weekend nel Nord di Vasco Cesana, soprattutto quando il tempo era incerto, cioè quasi sempre. In questi frangenti ha scoperto la grandezza dell’esercito britannico e del suo popolo, grandezza che non si esprime nelle parate o nello stesso combattimento, ma nel culto della memoria e nell’attenzione, quasi maniacale nei dettagli, per onorare i caduti. Visitando Ypres, il luogo dove, durante la WW1 la Royal Army ha avuto più caduti nella sua pur lunga storia, Vasco si scopre quasi commosso ad ascoltare alle 20 il Last Post, il coprifuoco dell’esercito britannico assieme ad alcuni pullman di cadetti britannici. Succede tutti i giorni, alla stessa ora, da novanta anni. A Dunkerque invece, ogni 5 anni, arrivando da oltremanica le mitiche little ships dell’operazione Dynamo; non delle copie o delle ricostruzioni ma proprio loro, quelle vere, dopo aver sfidato ancora una volta le correnti della Manica per rievocare quell’impresa del 1940. Decine di stupende imbarcazioni degli anni 30, in perfetto stato di conservazione, accuratamente mantenuto da mani sapienti, sostano nel porto, ognuna catalogata e con la sua storia da raccontare, descritta nei minimi dettagli, qualcuna anche sfoggiando ancora qualche mitragliata di Stukas. Vasco non può non registrare che il tutto è all’insegna dell’iniziativa privata e dell’understatement, certo con il contributo di collezionisti facoltosi, ma senza la grancassa di soldi pubblici e politici in salsa latina. La sfilata verso la spiaggia dell’embarquement però sfuma a causa, naturalmente, del tempo che vede in un’ora un calo della temperatura di 15° ed un’innalzamento minaccioso del mare che rischia di essere per questo affascinante corteo di vecchie bellezze più letale della Luftwaffe e delle Panzerdivision del Reich.
Le little ships tornate a Dunkerque nel 65° anniversario dell'operazione Dynamo
L'avventurosa storia di Sylvia, varata nel 1930 a Southampton

domenica 27 marzo 2005

Tra ristoranti, chioschi e fornelli: indirizzi e piatti del Nord



La Taverna Bruegel di Bergues

I pescatori, spesso incazzati, di Dunkerque e dei porti della costa vedono tra le principali fonti di sostentamento le sogliole, essendo questa una delle zone di pesca più importanti, dove vengono pescati gli esemplari più grandi e ricercati, come la nota Dover Sole. Il mese di giugno è quello più importante per la pesca alle sogliole e, ogni anno, si accendono aspre polemiche tra i petits artisans pecheurs di Dunkerque e, a detta loro, le distruttive flotte industriali dei vicini fiamminghi. Una degustazione della migliori Sole meuniere si può provare nell'omonimo elegante ristorante di Calais, vicino al porto, in compagnia dei tanti inglesi che vengono nel weekend a fare shopping, soprattutto di alcolici, al di qua della Manica. Un altro importante prodotto del mare che qui trova una delle sue zone di elezione sono le Coquilles Saint Jacques o Capesante. Solo sentendone il nome a Vasco viene voglia di mettere mano ai fornelli. Si sentirebbe molto meno ispirato se dovesse chiamarle all'inglese: Scallops... Le Saint Jacques sono un frutto di mare carnoso ma dal sapore delicato, che va trattato con circospezione per non ucciderne il gusto, riservato ed un po' introverso. Non essendo stato particolarmente colpito da come venivano proposte nei ristoranti della zona ha elaborato un po' di preparazioni da sè, oltretutto risparmiando notevolmente sui costi, essendo vendute qui in pescheria a prezzi anche molto concorrenziali. La pescheria più invitante a Dunkerque è Les Halles, proprio nel centro del porto turistico, che espone una grande varietà di pescato, di crostacei e frutti di mare, oltre ad una vasta scelta di pesce affumicato di ottima qualità.
La preparazione di cui Vasco è più soddisfatto è quella del risotto alle Saint Jacques e Champagne, preparato facendo soffriggere mezzo scalogno nel burro salato bretone, e giocando le Saint Jacques secondo una formula 2+2+2 (due nel brodo, due sminuzzate nel soffritto e due intere aggiunte a fine cottura), facendo evaporare sul riso un bel bicchiere di Champagne ed aggiungendo nel corso della cottura un po di panna della Normandia. In questo modo i prodotti costieri del Nord, di mare e di latte si fondono senza aggredirsi esaltandosi a vicenda e rivitalizzandosi con le bollicine dello Champagne. Per le capesante la stagione è rigida e se un ristorante ne offre al di fuori del periodo che va dal 10 ottobre a fine febbraio dovete diffidarne, come spiegato a Vasco da M.Hazebrouck, titolare del migliore ristorante della zona, La Soubise, bib gourmand della guida Michelin. Diverso invece il discorso per quanto riguarda le ostriche, nonostante la raccomandazione tradizionale di non mangiarne nei mesi senza la R, si possono mangiare in tutti i mesi (Vasco ne ha mangiate di ottime a luglio nelle migliori zone di coltivazione al mondo in Bretagna) anche se nei mesi autunnali ha l'impressione che siano più carnose. Un indirizzo sicuro per Ostriche e Coquillages è sempre il Bonne Coin di Malo. Nonostante il servizio un po' erratico ed i prezzi un po'alti quando il proprietario dice che Ils sont bonnes si può stare tranquilli. Vasco, che abitava molto vicino, ci andava spesso, quando voleva stare leggero in tarda serata, e ne degustava dodici sempre freschissime con la solita demi di Muscadet. Qualche volta ci aggiungeva anche qualche ottimo boulot, ma qui il problema era che, venendo servito con la maionese, innescava una sequenza perversa e per niente dietetica di assaggio di baguette con maionese+boulot+un sorso di muscadet, ripetuta per molte, troppe, volte. In pescheria ogni tanto comprava i gamberetti grigi, abbondanti lungo questa costa, che ha provato a cucinare secondo una ricetta provata in Belgio con gli asparagi bianchi. Anche qui è un incrocio di sapori delicati che riescono a fondersi bene mettendo in forno, in una teglia ben imburrata, gli asparagi, precedentemente bolliti, con i gamberetti sgusciati e coprendo il tutto con una sana italica grattuggiata di parmigiano.
Le cozze sono diffuse sulle coste del Pas de Calais e se ne trovano molte allo stato selvaggio lungo le spiagge in alcuni periodi dell'anno. Estese sono le coltivazioni presso il Cap Gris Nez ed il classico Moules et Frites è uno dei piatti più diffusi ovunque.

Coltivazione di cozze presso il Cap Gris Nez, giugno 2006


Montagne di cozze a Lille, durante la Braderie, settembre 2005
A Lille, il capoluogo di regione, nel primo weekend di settembre si tiene l'interessantissima Braderie de Lille, il più grande mercato delle pulci d'Europa, ed in quella occasione i gusci delle cozze diventano montagne che si accumulano di fronte alle brasserie. Vasco, che considera il gusto anche come una cultura popolare e non solo come un vezzo da ristoranti stellati, ne è ghiotto e la serata Moules et Frites al Roi de la Moule (l'uso del singolare nasconde probabilmente un doppio senso) sul lungomare di Malo les Bains era un appuntamento fisso. Il Roi offre almeno una ventina di diversi piatti di cozze, incluse la pentolata di Moules flambée alla vodka. In un eccesso di preparazione una volta è diventato flambée anche il Roi ed il ristorante, brulé, è rimasto chiuso per diversi mesi (ora ha riaperto ma il comune gli ha vietato di fare le moules flambée, ndr). Le moules comunque sono da mangiare semplici, à la mariniere, e solo con patatine, senza nient'altro oltre una buona birra belga come la Leffe o altre d'abbazia, e degustate tenendole in mano e succhiandole. Se proprio si ha ancora appetito si può prendere alla fine un dessert, e le Ile flottant o Dame Blanche del Roi sono veramente gustose. Per le cozze il periodo è importante e Vasco ha aderito al partito di chi non le mangia da aprile a inizio agosto, quando comincia ad arrivare il raccolto delle Moules de bouchon da Mont St. Michel, piccole ma saporite, decisamente le migliori.

Mont St. Michel, sullo sfondo, oltre che famosa meta turistica è anche patria dei deliziosi "agnelli dei prati salati", in primo piano, e di gustosissime cozze

Meritano attenzione anche le Frites. Chi l'ha detto che in tutto il mondo le patatine sono uguali? Quante volte capita di mangiare patatine non decongelate, fatte con vere patate di qualità e fritte al punto giusto? I Belgi ed i Francesi del Nord sono dei cultori di questo cibo popolare. Le Friterie, chioschi dove vengono fritte le patatine, sono diffusi e ognuno ha le sue friterie preferite. Vasco sulla patata, come sulla birra, e su alcune altre cose, tra cui la pittura, è filobelga anzi un po' filo-fiammingo: le friterie migliori le ha trovate sulla piazza di Depanne, in Belgio poco oltre il confine ed in quella di Anversa, la città principale delle Fiandre. In Belgio si recava anche quando, con i colleghi e visitatori, aveva voglia di filetti appetitosi o cacciagione. Per imperscrutabili motivi infatti nel Nord Pas de Calais, regione con una delle percentuali più alte di cacciatori, non trovava quasi mai selvaggina nei ristoranti. In Belgio, invece, che ha una densità di cacciatori quasi nulla, tanto che, appena al di là del confine, stazionavano in inverno imponenti stormi di oche ed anatre selvatiche che evidentemente non avevano aderito al trattato di Schenghen, i ristoranti offrivano delle interessanti preparazioni di cervo, capriolo, cinghiale e qualche volatile. Visitò così diverse volte nelle serate autunnali e invernali i ristoranti che si affacciano sulla stupenda piazza medioevale di Veurne, ad una ventina di km da Dunkerque ed all'uscita si trovava immerso in uno scenario tipicamente simenoniano, con le viuzze, il beffroi ed i campanili avvolti da una gelida nebbiolina che sfumava le luci e le guglie, ascoltando il suono attutito dei passi sul selciato di fronte al palazzo del Burgermeister, al quale il grande giallista belga ha intitolato uno dei suoi numerosi romanzi, Il borgomastro di Furnes. Alcune specialità di origine fiamminga, invece possono essere degustate indifferentemente al di qua od al di là del confine, come lo spezzatino cotto a fuoco lentissimo nella birra, la carbonade nella cui preparazione si è cimentato anche Vasco, con esiti soddisfacenti ma migliorabili. Pur presentando qualche carenza nella scelta dei piatti, i ristoranti francesi di questa regione, che la Michelin snobba parecchio, sono sempre caratterizzati da un servizio impeccabile, tavoli organizzati con stile, cantine ben fornite anche se spesso con forti ricarichi, piatti ed ingredienti sempre curati e preparati al momento. Il servizio in senso lato è insomma quasi sempre di livello alto, equivalente ai ristoranti di livello stellato in Italia. Un esempio impeccabile è La Meunerie di Teteghem, che è anche di gran lunga la miglior accomodation della zona di Dunkerque, dove Vasco ha risieduto nelle prime settimane dopo il suo arrivo, godendo di una ospitalità squisita, e concordando per le cene una formula entreprise che a 25 euro gli dava ogni sera una mise en bouche e/o un aperitif, un piatto principale che alternava pescato del giorno o carne (stupendi i petti d'anatra al fois gras), un dessert degno, un quartino di vino non "della casa" ma ben abbinato al piatto del giorno, inclusi anche dei cru, e l'immancabile acqua minerale Badoit, la preferita di Vasco in Francia. Non eccelso invece il livello delle brasserie della zona mentre il posto forse più invitante in assoluto, quando le svogliate maestranze si degnavano di trovare un tavolo, era la Taverna Le Bruegel di Bergues, una vera taverna originale del '500, arredata con gli oggetti del famoso "Pranzo di nozze" dipinto dal grande maestro fiammingo, cameriere in costume, musiche medioevali e, in fondo al localone pieno di tavoli disposti con lunghe panche di legno, un gigantesco, caldo, avvolgente fuoco a legna sul quale crepitavano e occhieggiavano infinite grigliate di enormi cote à l'os, croccanti stinchi di prosciutto (jamboneau), oblunghe salsicce di maiale, montagne di costine, grasse pancette e trippe devastanti.

sabato 29 gennaio 2005

Rotta a Sud!

Cambio di rotta, Digue de Break - gennaio 2007

Dovevano essere tre, poi sei, poi dodici, poi ventiquattro ed alla fine furono ventotto i mesi di assegnazione di Vasco Cesana a Dunkerque. Professionalmente parlando ha raggiunto tutti gli obiettivi che si era preposto. Al di fuori della vita professionale aveva ancora diverse cose che avrebbe voluto vedere, fare, mangiare e, in fondo, questa esperienza l’aveva convinto che in Francia ci stava bene, anche nell’estremo Nord, nonostante l’avviso contrario di molti francesi, per non parlare degli italiani. Lasciò la sua casa, ormai bonificata dai formaggi che stazionavano nel frigorifero, al suo successore. Salutò i colleghi e l’eccellente equipe di collaboratrici e collaboratori con un party a base di Pot’je vleesch (specialità fiamminga consistente in frammenti di volatili o altri tipi di carni ed interiora in gelatina) ed una proiezione di foto, da lui scattate nel corso della sua permanenza nella regione, che ottenne, pare, un discreto successo. Les femmes del suo ufficio gli regalarono un opuscolo, Memoire de Coquilles, che non era, come inizialmente aveva pensato, un manuale per cucinare i frutti di mare, ma un frasario un po' spinto redatto da affascinanti donne di società. Fu gradevolmente sorpreso dall’ironia e dalla confidenza di questo pensiero delle sue collaboratrici, con le quali, secondo il rigido protocollo francese, aveva sempre interagito con il Vous accompagnato da Madame o Monsieur senza che questo naturalmente volesse significare distacco o freddezza. Così come, nel protocollo anglosassone, il tu ed il chiamarsi per nome non significa affatto l’instaurarsi di una relazione amicale o l'abbattere le distanze. Andò anche, proprio all’ultimo giorno, al party natalizio organizzato dal Comité d’Entreprise da lui fino ad allora presieduto, dove salutò i rappresentanti sindacali. Non ricevette però in regalo la bottiglia di Saint Emillon appositamente fatta imbottigliare per lo storico sciopero di alcuni anni prima. Al di là del ricordo non particolarmente edificante per la vita aziendale, Vasco era interessato all’alta qualità del vino, che aveva già degustato, in quanto il viticoltore simpatizzante della CGT che lo aveva imbottigliato produceva in cru non lontani dal celeberrimo Chateau Cheval Blanc e l’annata delle bottiglie era il 2000, la migliore da molti anni a questa parte.
Riprese infine la sua auto, piccola, consegnò le chiavi della sua casa, media, firmò lui stesso le disposizioni per la cessazione del suo stipendio da espatriato, buono, e si avviò lungo la E40 lasciandosi alle spalle la fortezza industriale di Dunkerque, ancora presidiata, nonostante tutto, da un buon numero di operai. Ora poteva associare un nome, ed un ricordo, ai luoghi che vedeva passare lungo la strada: salutò in lontananza il Sanatorium di Zuydcoote, vide i grandi assembramenti di anatre selvatiche appena oltre il confine belga, i palazzoni in lontananza con le seconde case al mare dei belgi a Depanne, le guglie e i campanili medioevali al cospetto dei quali operava il Borgomastro di Veurne, passò la deviazione per “la Chiesa nelle Dune dell’Est” (Oostduinkerke), dove sulla spiaggia si pescavano ancora i gamberetti al traino con i cavalli, e quella per Ypres, dove anche quella sera l’esercito britannico avrebbe suonato il Last Post, passò vicino a Nieuwpoort, con il suo molo e l’estuario dell’Yser dove sicuramente stavano svernando migliaia di chiurli, ed alla deviazione per Oostende e la Zelanda olandese, dove una volta restò ad aspettare per un paio d’ore l’arrivo del traghetto di Vlissighem il cui servizio era cessato da oltre 15 anni; passò poi di fianco ad una delle città medioevali europee più belle, meglio conservate e misconosciute dal turismo sudeuropeo, Bruges o Brugge, dove aveva imparato ad apprezzare i maestri fiamminghi al Groeningemuseum, vide le deviazioni per Antwerpem, Kortrijk e Tournai visitate in tanti piacevoli weekend con la consorte; passò vicino a Gand o Gent, dove, nella cattedrale di San Bavonio, è conservato uno dei dipinti più folgoranti della storia dell’umanità, il polittico “L’Adorazione dell’Agnello mistico”, nel quale, con formule sconosciute fino ad allora che lo portarono per la prima volta ad usare l’olio nella pittura, l’alchimista e Maestro Jan Van Eick illuminò la pittura dell’uomo nei secoli a seguire; vide le frisone che, nel freddo dell’imminente inverno, pascolavano nell’erba verde alimentata dai polders; si fermò quindi per fare benzina prima di entrare nel Ring di Bruxelles e prendere la direzione dell’aeroporto. Dopo aver pagato, mentre si stava sgranocchiando un pacchetto di patatine Lays Naturel, interrogandosi sul perché nessuna industria alimentare riuscisse a produrre delle patatine così buone e fragranti come queste prodotte in Belgio, sentì , dall’altro lato della piazzola, due famigliole fiamminghe che commentavano l’escursione che in quel sabato di fine autunno avevano fatto sulle spiagge del Mare del Nord:
"De wind heeft vandaag verschrikkelijk hard geblazen aan de zee, bij momenten was het moeilijk en wilden we terug naar huis, maar met een beetje moed en geluk zijn we verder gegaan ... en was het toch nog een fantastische dag".