domenica 11 gennaio 2009

Gli itinerari romani di Vasco (seconda parte)

(segue gli itinerari romani di Vasco)

Itinerario 4Passeggiando per Monti


Piazzetta di Santa Maria dei Monti

Partenza alle 17 dal Colosseo, passando sopra il ponte pedonale che porta verso l’Università di Ingegneria. Poco dopo questa ci si trova nelle piazza di S. Pietro in Vincoli. All’interno della chiesa, piuttosto atipica, in un angolo ci si imbatte gratuitamente nel Mosè di Michelangelo. Poco sotto, en passant, due catene spezzate. Sarebbero quelle di San Pietro. Tornando sulla piazza si prende la scalinata che scende verso via Cavour e, oltre, il quartiere di Monti. Non è una scalinata qualsiasi. E’ praticamente nello stesso stato in cui era quando qui venne ucciso dal fratello il primogenito di un papa Borgia. Un bel po’ di annetti prima vi fu ucciso anche Tarquinio il Superbo, ultimo dei sette re di Roma. Con questo curriculum decisamente noir il luogo, ideale per gli agguati, non poteva chiamarsi che vicus scelleratus.
Scorcio del cosidetto "Vicus Scelleratus"
Scendendo, si entra nel rione Monti, praticamente un borgo medioevale con viuzze lastricate, torri di guardia, balconcini e muri coperti di edera e, sullo sfondo, gli imponenti resti dei Fori Imperiali. Vasco passeggiava spesso nel quartiere, sia di notte, quando il quartiere si anima di una intensa vita notturna sia, con un ritmo rilassato, alla mattina leggendo il giornale con un buon caffè ristretto alla romana sui tavolini della piazzetta di S. Maria dei Monti. Passandoci intorno alle 18 è d’uopo sedersi a sorseggiare un aperitivo osservando il quartiere mentre lentamente si anima. Un’altra tappa obbligata era, poco più avanti, l’Antico Forno Ai Serpenti, un monumento alla sapienza romana nella preparazione di pizze, quelle bianche, e di pani che ci arrivavano direttamente dall’antichità. Vasco, osservando gli utensili usati dai panificatori, era certo che alcuni arrivassero direttamente dalla Roma antica e che non è escluso che avessero servito qualche volta Messalina quando faceva la passeggiatrice in incognito nel quartiere, ai suoi tempi piuttosto malfamato e denominato La Suburra. Purtroppo nel 2008 i fratelli che conducevano il forno, tenendolo aperto quando ne avevano voglia, cioè molto poco, la persero del tutto e, in seguito ad aspri litigi, presero la drastica decisione, dopo duemila anni di onorato servizio, di chiuderlo. Queste ed altre considerazioni erano al centro di lunghe conversazioni di Vasco con i residenti del quartiere, incontrati occasionalmente, anch’essi colpiti e desiderosi di parlare di un fatto che in qualche modo è stato traumatico per il rione. Questo ciacolare con i passanti, oltre che con i commercianti etc., è caratteristico di Roma e delle sue zone che hanno mantenuto una struttura di "villaggio", all’interno dei quali, se si è stati osservati per qualche volta, si attacca molto facilmente bottone e che spiega forse anche un atteggiamento molto difensivo, da “piccola patria”, in qualche caso, verso l’immigrazione. Una cosa che singolarmente accomuna Roma ai villaggi brianzoli. La differenza sta nella lunghezza e dispersività della chiacchierata che, in Brianza si limita qualche volta a pochi sintetici grugniti e spesso ha un indiretto legame con i dané (per le piccole imprese inserite in reti informali di relazioni economiche locali è vitale sapere, ad esempio, lo stato di salute del tal artigiano o fornitore) e che a Roma tende invece a dilatarsi fino ai particolari della cartella clinica della trisnonna. Gli studiosi di Intercultural Management considerano questo tipico delle culture High context, cioè con un contesto umano e di relazioni sociali ad alta intensità, mentre nelle culture Low context, alla quarta parola dopo l’eventuale saluto con uno sconosciuto ci si comincia a spazientire. Vasco apprezza la cosa come osservatore e, pensandoci, fa un po’ fatica a collocare il Nord Pas de Calais francese, dove ha vissuto, in questa dicotomia. Anzi, riflettendoci un po’ più a fondo, fa un po’ fatica a collocarvi anche se stesso. Monti è da girare bighellonando, senza una meta precisa, finendo così, per caso, sulla salita del Grillo, a via Panisperma dove si trovò a discutere il fior fiore, italiano, della fisica mondiale, alla Torre delle Milizie ed al Palazzo dei Cavalieri di Malta.

Scorcio del Rione Monti con sullo sfondo i Fori

Itinerario 5Cercando il fresco nell’estate romana

Partenza alle 19,30 di una serata romana tra metà giugno ed inizio settembre da Piazza Venezia, si scende osservando il Teatro di Marcello passando dal Portico di Ottavia fino al Lungotevere e si attraversa il ponte pedonale che porta sull’Isola Tiberina. Nella parte dell’isola di fronte al Ponte Rotto sono disposti i tavolini all’aperto serviti da alcuni ristoranti e pizzerie anche piuttosto note che lì stabiliscono a turno una dependance durante l’estate. Vasco vi ha provato fritti misti o bistecche di chianina o mozzarellone di buona qualità andandovi in tempo utile per poi godersi, proprio lì di fronte, il cinema all’aperto più scenografico del mondo, con il grande schermo contornato dagli edifici medioevali dell’isola e. di fianco, il Tevere, che scorre qui impetuoso apportando una gradevole frescura anche sonora. Assenti le zanzare, stranamente. Terminato il film si passeggia tra i cuscini distesi dai Bar, i chioschi ed i variegati stands disposti lungo il Tevere per un paio di km. Vasco quindi risaliva gli scalini come un tossico alla ricerca del pusher quando era in prossimità del chiosco della Grattachecca che si godeva poi rinfrescandosi le fauci appoggiato sul ponte e osservando dall’alto il fluire del fiume e della gente, molto cospicuo anche dopo la mezzanotte nelle nottate infrasettimanali. Si prosegue fino a Ponte Sisto, il cui attraversamento si dice sia di buon auspicio, per poi ritornare passando da Palazzo Farnese, Campo dei Fiori, la zona sacra di Largo Argentina, Via delle Botteghe Oscure, Palazzo Grazioli e i Fori. Naturalmente questo è solo un esempio degli innumerevoli itinerari dell’estate romana che offrono una profusione di possibilità di visite, spettacoli e di concerti, in gran parte gratuiti. Tra le occasioni preferite da Vasco figurava il Festival della Letteratura alla basilica di Massenzio. Qui, in uno scenario sempre magnifico, ha scoperto uno dei libri più affascinanti letti negli ultimi anni, Shantaram. Scambiando qualche battuta con l’autore, Gregory David Roberts, Vasco ha visto nel suo viso e nelle sue mani il disegnarsi della trama del libro e delle sue avventure attraverso il vasto reticolo di cicatrici che lo attraversavano.

Il contesto del Festival delle Letterature di Massenzio

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