sabato 9 gennaio 2010

Passeggiando lungo la spiaggia di Tel Aviv

Tel Aviv dai giardini ha-Pisga di Jaffa 31/12/2009
Vasco Cesana e consorte arrivano a Tel Aviv, sulla via per Gerusalemme, il 13 Tevèt 5770, secondo il calendario ebraico. O il 13 Muharram 1431, secondo quello islamico. In pratica, secondo Gregorio XIII, il penultimo giorno dell’Anno Domini 2009. Li accoglie una fredda serata di tempesta con forte vento di libeccio che li spinge su un lungomare deserto, sferzato da possenti ondate. Nonostante le origini pedemontane, Vasco ama sentire l’odore del mare e la furia del vento nei giorni di tempesta, sensazioni che aveva coltivato nei suoi anni a Dunkerque, lungo il mare del Nord francese. Sospinto nei pressi del vecchio porto di Tel Aviv, lungo una darsena, una serie di invitanti ristorantini ne risvegliano l’appetito già peraltro stuzzicato dalla passeggiata e dalla curiosità di essere in un nuovo paese del quale conosce un po’ le vicissitudini politiche ma poco o nulla di tutto il resto, incluse le abitudini enogastronomiche. Scelgono, guidati dall’istinto, il posto più affollato, il ristorante di pesce Benny hadayag (Benny il pescatore) dove trovano l’ultimo tavolo vicino alla porta d’entrata, decisamente esposto agli agenti atmosferici, soprattutto con l’allungarsi della coda all’entrata e del viavai. Si vedono sfilare dei piatti molto invitanti, in particolare dei bei San Pietro, pesce ben acclimatato nelle acque prospicenti la Terra Santa. Subito arrivano, senza preavviso e compresi d’ufficio nel menu, una ampia sequenza di antipasti meze o salatim, con, tra gli altri, l’ottima pasta di ceci tipica mediorientale humus ed il purè di melanzane babaghanoush. Dopo pochi minuti ed il passaggio rapace di Vasco armato di bocconi di pane i piattini giacciono sulla tavola, vuoti e risplendenti nelle loro nostalgie ottomane. Alcuni interessanti antipasti di pesce annunciano l’arrivo del piatto principale: una marmitta a strati nella quale, su un fondo di salsa di lime si affastellano gamberoni bolliti stile plateau de coquillage, cozze in umido come nelle moule et frites, a tono con il mare in tempesta dunkerquiano e, infine, parecchi etti di calamaretti fritti in modo leggero e delicato, una composizione insomma forse non di haute cuisine ma con un equilibrio di sapori e quantità molto appagante per l’appetito di Vasco. Soprattutto se accompagnata da un giovanissimo e fresco bianco Sauvignon Yarden del 2009. Questo, come altri vini della Galilea, è stato per lui una vera scoperta. Conto sui 70 euro per due persone, da considerare buono secondo gli standard israeliani e classificazione del Benny hadayag nel suo archivio come PRO-ASS, da provare assolutamente.

Lungo la spiaggia di Tel Aviv 31/12/2009


L’indomani un luminoso sole avvolge, di quella luce e quell’intensità che solo il Mediterraneo sa dare, la lunghissima e vasta spiaggia bianca di Tel Aviv, interamente bordeggiata per chilometri da una magnifica passeggiata a mare con verde, palme, fiori, piste ciclabili, joggers, aree gym e docce sulla spiaggia libera, pescatori di branzini ebrei ortodossi (i pescatori, non i branzini), pensionati che giocano a carte, famigliole liberal che leggono Haaretz, belle figliole che prendono il sole, surfisti ed anche qualche bagnante.


Gym on the Beach Tel Aviv, 31/12/2009

Mediterraneo Tel Aviv, 31/12/2009

Gradualmente la linea costiera dominata dai grattacieli e dai grandi alberghi stile Miami Beach del centro di Tel Aviv lascia spazio a costruzioni più basse, qualche giardino ed a poco a poco si arriva al promontorio dove si profilano le moschee ed il villaggio, di impronta araba, dell’antica Jaffa. In queste terre quando si usa il termine antico non si può dire che sia usato alla leggera: i primi insediamenti a Jaffa risalgono a 4000 anni fa e la sua fondazione sarebbe avvenuta, pochi anni dopo il Diluvio Universale, a cura del figlio di Noè. In cima al promontorio spicca la sagoma familiare, in uno stile che si direbbe di barocco ligure, del campanile del Monastero di San Pietro. Sotto, la piccola e graziosa Moschea dei pescatori. Intorno un rigoglioso giardino, ornato da belle sculture moderne e disposto con sapienza urbanistica dall’amministrazione israeliana, proietta lo sguardo sulla spiaggia, il mare e la città. Un tocco di Florida, storie e culture che arrivano dalla notte dei tempi, uno stato moderno. Il tutto avvolto dalla luce, dal mare e dal tepore del Mediterraneo. E’ Tel Aviv.

Veduta di Tel Aviv dall'antica Jaffa 31/12/2009


Veduta di Jaffa dalla moderna Tel Aviv 31/12/2009

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