sabato 19 settembre 2009

Isola di Flores, Indonesia - Diario di viaggio: 1-Kelimutu

Foresta e campi di riso presso Detusoko Flores, 14/8/2009

Un volo Merpati di circa 2 ore con scalo a Sumba porta Vasco e consorte da Bali a Maumere sulla costa orientale dell’Isola di Flores, punto di inizio di una visita di alcuni giorni sull’isola. Quello che segue è un estratto degli appunti di viaggio di Vasco.
“ Arriviamo a Maumere intorno alle 16, in ritardo. Sul volo una quindicina di turisti ed un sacerdote di Verona che si reca a Flores dalle Filippine per avviare una nuova missione. Dopo lunghe trattative e verifiche, appuriamo che la persona che insiste nel volere farci da guida è quella che effettivamente avevamo richiesto: grandi sorrisi e pacche sulle spalle sanciscono il via libera all’inizio del viaggio con Nyman, la nostra guida, e Melchie, l’autista con i quali condivideremo i prossimi giorni lungo le strade di Flores. Appena lasciata la città, l’unica a Flores che possa chiamarsi tale, la strada si immerge in una vegetazione rigogliosa: lungo la strada banani, palme da cocco, papaia, macadamia nuts, più all’interno tratti di foresta che ci accompagna fino ai 1200 m. di Moni con grandi alberi vetusti svettanti. La strada è tortuosa, veramente tortuosa, il rettilineo più lungo non supera i 50 metri. Buche notevoli si alternano ad un discreto movimento sulla carreggiata di bambini, uomini e donne di ritorno ai villaggi, galline, maiali, cani e anche scimmie. Melchie, di poche parole, nessuna in inglese, appare subito molto abile nel districarsi tra tutto questo ed ha una straordinaria capacità di addolcire le curve ed evitare le buche, doti essenziali sulle strade di Flores anche per evitare il mal d’auto. La guida Nyman parla invece un inglese di buon livello, è preparato sulle culture locali ed è decisamente socievole. La musica di Flores (Bajawa) che ci fanno sentire è completamente diversa da quella di Bali, molto ritmata, quasi un salsa afro-brasiliano. intorno alle 18,15, tutto si fa buissimo, interrotto dalle luci sparse di alcuni villaggi isolati. Già intorno alle 20 un incredibile cielo stellato si apre di fronte a noi con una via lattea spumeggiante ed infinita. Siamo intorno ai 1000 m e fa fresco, ci vogliono pantaloni lunghi, maglietta e camicia. Arriviamo alle 21 dopo 4 ore alla media di 30 km/h (la media standard sulle migliori strade di Flores) alla missione Wisma San Franziscus di Detusoko dove nell’ampio locale ristorante uno stuolo di ragazzini e ragazzine locali canta e balla sotto un poster della Madonna (quella vera). La camera, con zanzariera sul letto, è molto sobria ma pulita. Il bagno è dominato da un grande catino dove è raccolta l’acqua da prendere con il mastello ed usare, alternativamente, per sciacquare il water, lavarsi le mani e farsi la doccia mentre per i denti è forse meglio usare la minerale. Il tutto comunque appare più stravagante che malsano. Cena francescana con zuppa, riso, patate fritte ed un pollo semifritto che sembrava un po’ quello che in Brianza una volta si chiamava cunili de tecc. Come Nyman non ha mancato di sottolineare, nei villaggi della zona è molto apprezzata la carne di cane che ribattezziamo cunili de tecc de la festa. Conveniamo una colazione alle 7,00 rinunciando saggiamente all’alba, con insulsa sveglia alle 4,00, sui laghi di Kelimutu, una delle principali attrattive di Flores, dove preferiamo dirigerci con il sole più alto ed i colori più vivi.

Campi riso a terrazza presso Moni Flores, Indonesia, 14/8/2009

Dormiamo molto bene e troviamo una colazione con ottime banane appena colte, una cosa completamente diversa dalle Chiquita da supermercato, e uova fritte di vera gallina ruspante. Arriviamo nella zona vulcanica in prossimità dei laghi intorno alle 8,30. Con la luce del mattino osserviamo meglio la copertura forestale intorno, specie coltivate frutticole ed alcune bellissime risaie a terrazzo nei fondovalle, foresta secondaria e pocket di foresta primaria, più vasta nelle parti più elevate. Avvicinandoci a Kelimutu, che è zona a Parco, si afferma la foresta primaria a closed canopy, ricca di sottobosco, felci, rampicanti enormi, fiori e frutti grandi e colorati.

Foresta primaria di montagna a Kelimutu Flores, Indonesia, 14/8/2009
Arrivati al parcheggio scopriamo che siamo capitati qui proprio nel giorno in cui si svolge un grande raduno delle tribù o clan dei villaggi ai piedi del vulcano per una importante cerimonia. Decine, centinaia di abitanti dei villaggi stanno affluendo a piedi, in moto, o in bemo. Non è giornata di panorami selvaggi o osservazioni naturalistiche. Mentre cerco di individuare, ai bordi del sentiero, un uccello dal canto simile ad un usignolo a decibel potenziati che crea un effetto stereofonico che rende difficile l’individuazione (mi spiegheranno poi essere un interessante bare-throated whistler) diversi indigeni si fermano a guardarmi come un esponente stravagante di una tribù esotica.
OK, lasciamo perdere, mi dedico agli umani: gli abitanti dei villaggi sono vestiti prevalentemente negli abiti tradizionali, alcuni più semplici, altri più elaborati, più numerosi gli uomini, tra cui gli anziani dei villaggi, un gruppo ha delle strane canne sul capo. Il colore della pelle è piuttosto scuro ed hanno dei caratteri più “melanesiani” rispetto a quelli più asiatici dei balinesi. Nyman ci spiega che in questa zona gli abitanti hanno la pelle più scura mentre le popolazioni di altre vallate, nella zona ovest dell’isola, come gli N’gada, hanno la pelle più chiara. Sulla costa, in particolare quella Nord, prevalgono i pescatori originari di Sulawesi con lineamenti più malesi. Mentre saliamo lungo il sentiero osservo che quasi tutti sono di corporatura piuttosto piccola ma con piedi molto grandi e dita sproporzionate. Diversi salgono a piedi nudi sulla dura roccia vulcanica. Hanno la pianta dei piedi che sembra una robusta suola naturale.

I laghi superiori di Kelimutu Flores, Indonesia 14/8/2009

Kelimutu è un luogo sacro: i laghi, dai colori che cambiano ogni decina d’anni, raccolgono secondo le credenze locali le anime dei defunti, quello azzurro chiaro più in alto quelle dei più giovani, il lago blu scuro quello dei più anziani e quello inferiore nerastro raccoglierebbe le anime dei malvagi. Nell’attuale colorazione non impressionano particolarmente, forse il lago superiore era più suggestivo fino al 1997, quando era rosso. Però il paesaggio aspro e vulcanico che si erge sopra i laghi colorati è affascinante.
Quando il sole fa capolino tra le frequenti nuvole di passaggio intuiamo quello che Nyman, che è di questa zona, ci voleva dire sulla comunicazione soprannaturale che i laghi stabiliscono tra la gente dei villaggi, gli spiriti dei defunti ed i segni divini: lo specchiarsi delle nuvole sulla superficie dei laghi superiori, quello inferiore è meglio non guardarlo, crea continui giochi di luce e di forme ed i saggi dei villaggi sanno leggerne i profondi significati. Come questo, e le varie tradizioni animistiche presenti, si concili con la forte fede cattolica degli abitanti di Flores, unica enclave in Indonesia dove i cattolici sono larga maggioranza, come notiamo anche dalle evidenti croci al collo portate dagli uomini dei villaggi, risulta difficile da capire ma, come sempre, non va sottovalutata la grande ed abile capacità dei missionari cattolici di plasmare le culture locali.
Kelimutu, Flores 14/8/2009
Ci raccogliamo assieme alla decina scarsa di turisti presenti ai margini della cerimonia che sta per avere inizio. Le invocazioni però del primo capo villaggio marcano male: Newman ci spiega che le sue parole sono state considerate offensive dai leader degli altri villaggi perché si è espresso attribuendosi la sacralità di Kelimutu.
Kelimutu, Flores 14/8/2009

La situazione è sul punto di degenerare: i leader degli altri villaggi alzano la voce e molti cominciano ad imprecare ed a raggrupparsi, si accenna qualche spintone. Capiamo il senso della numerosa polizia presente, qualcuno è anche in borghese armato di fucile d’assalto. Uno, più giovane, con barba e vestito in mimetica “cubana”, forse un esponente della sinistra antagonista locale, urla come un forsennato. E’ un amico della nostra guida che ci spiegherà poi essere intervenuto per rivendicare il luogo come comune a tutti gli abitanti dei villaggi. Interviene poi una vetusta indigena, che sembra una donna ma in effetti è un uomo, uno degli anziani più rispettati, e cala il silenzio. Parla con calma trasudando saggezza ed alla fine tutti applaudono. Il rappresentante del governo locale interviene come “maestro di cerimonia” e tutto si calma, i leader si riuniscono in cerchio lasciando un corridoio tra la folla verso la montagna e cominciano a mangiare carne di maiale e bere vari intrugli salendo poi un po più in alto ed iniziando canti e balli. Il “cubano”, pur con qualche intemperanza, si unisce alla fine anche lui ai canti ottenendo così accesso al circolo dei leader o dei saggi. Vista dall’esterno, è sembrata un po’ come un’assemblea studentesca degli anni ’70 ed un po’ come una tribuna politica in versione tribale. Ma in fondo non è questo il significato originario delle cerimonie rituali, quella di affermare la leadership e di metterla alla prova misurando il consenso e la capacità persuasiva dei leader? E’ la politica, ragazzi, secondo il rito tradizionale di Flores e noi ne abbiamo condiviso un po’ dello spirito originario, in fondo più democratico che in un dibattito televisivo. Qui almeno se dici una stronzata ti menano.

Leader anziano, Kelimutu, Flores 14/8/2009
Più tardi scendiamo in un ristorantino di Moni, dove il lunch è circoscritto ad una smilza frittatina di un uovo, dirigendoci quindi verso la strada dei villaggi, che percorriamo tutta, fino a Nggela, ultimo villaggio ormai in prossimità della costa sud dell’isola. Ovunque i bambini ci accolgono con il saluto che ci accompagnerà per tutta l’isola: Hallo, Mister! Quasi tutte le case, anche quelle dei villaggi più sperduti, ostentano le tombe dei defunti di fronte all’entrata: spesso sono ricche, in granito lucido, pulitissime, anche di fronte alle case più umili.

Tessitrice di Ikat sulla tomba di famiglia presso N'ggela, Flores, 14/8/2009
I defunti continuano così a convivere con la famiglia: sono i primi ad accogliere i visitatori, sulle loro tombe i bambini giocano e le donne tessono gli ikat. Tutti, ci immaginiamo anche i morti, ci sorridono in questa isola e raramente viaggiando ci è capitato di cogliere negli sguardi un senso così diffuso di armonia e serenità. Capiamo dal nostro equipaggio, che a sua volta parla e sorride ricambiato con tutti, che questo è il modo di fare dell’isola e loro stessi sono preoccupati quando vedono qualche turista che giudicano arrabbiato o triste. Magari, penso io, si tratta di qualcuno con temperamento più “nordico” o semplicemente appena uscita da una delle tremende toilette di Flores. Tornando, verso sera, alla missione scopriamo ad un mercatino sulla strada verso Detusoko degli eccezionali frutti tropicali mai visti e, con sorpresa, degli ottimi mandarini coltivati in questa zona che maturano proprio in questa stagione. La doccia con il mestolo ed acqua freddissima è molto piacevole ed anche istruttiva facendoci capire cosa vuol dire gestire le risorse limitate, in questo caso l’acqua, quando sai quanta ne hai disposizione, un bidone per due giorni, e devi farci tutto. Tutto sommato non siamo affatto dispiaciuti che la guida non abbia fatto in tempo a raggiungerci per la cena dopo essere andato a trovare la moglie in un villaggio della zona, colpita da un attacco di tifo. Niente di grave comunque, ci dice l’indomani, con un sorriso ed un pacca sulla spalla” (14 agosto 2009).



Chiodi di garofano N'ggela, Flores, Indonesia, 14/8/2009

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